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Un’immagine irrealistica di Benedetto XVI

ANTHONY HOPKINS
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Miguel Pastorino - pubblicato il 02/01/20
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Analisi del film di Netflix “I Due Papi”La recente produzione di Netflix “I Due papi”, centrata sulle conversazioni immaginarie tra Benedetto XVI e il cardinale Jorge Mario Bergoglio tra il conclave del 2005 e quello del 2013, aveva suscitato grandi aspettative. Dal punto di vista cinematografico è riuscita, e le interpretazioni di Antony Hopkins e Johathan Pryce sono eccellenti.

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Il film mostra con grande verosimiglianza il conclave e lo scandalo del Vatileaks, ma la sceneggiatura è piuttosto povera, e ripete e rafforza i luoghi comuni di una visione ideologica della Chiesa cattolica e di una presunta tensione tra conservatorismo e progressismo, rappresentati dai due personaggi principali.

Anche se si chiarisce che si tratta di finzione ispirata a fatti reali, al grande pubblico non sarà mai chiaro cosa sia finzione e cosa realtà storica. A mio avviso si tratta di un film ingiusto nei confronti di Benedetto XVI, che alimenta i pregiudizi esistenti e dà qualità cinematografica a luoghi comuni che non hanno nulla a che vedere con la realtà della Chiesa.


DWÓCH PAPIEŻY
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Uno sguardo carico di pregiudizi

Può essere per ignoranza e non per malafede, ma si suppone che Benedetto sia del tutto opposto a come è in realtà, ripetendo i luoghi comuni che circolano tra l’opinione pubblica sul suo pontificato.

Tutte le cose negative che si vogliono cambiare nella Chiesa sono rappresentate da Ratzinger, mentre tutto ciò che è positivo è Bergoglio. Questa immagine di opposizione dei due Papi non fa bene a nessuno dei due e deforma la realtà, e non nei dettagli, ma in questioni fondamentali.

Benedetto appare come un uomo intransigente, tradizionalista, duro, implacabile e incapace di aprirsi alla novità, mentre Francesco è comprensivo e misericordioso.

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Noi che abbiamo avuto la possibilità di conoscere Ratzinger da vicino e abbiamo letto i suoi scritti sappiamo che è un uomo pieno di tenerezza e allegria, semplice e promotore del dialogo, con una profonda vita spirituale e molto caloroso, la cui passione per adattare il messaggio evangelico al tempo presente è stata uno dei suoi grandi meriti e ne ha fatto uno dei teologi più brillanti e innovatori del XX secolo.

Nel film è invece rappresentato come un vanitoso alla ricerca del potere, ma sappiamo con certezza che non ha mai voluto diventare Papa e che aveva chiesto in più di un’occasione a Giovanni Paolo II di potersi ritirare perché voleva tornare nella sua terra, lontano dal governo della Chiesa.

Visto che ha sempre agito con umiltà e semplicità, la stampa ha sempre saputo poco delle sue riforme piccole, grandi e radicali, da dettagli come eliminare il baciamano e sostituire nello stemma l’imponente corona papale con una semplice mitra vescovile all’implacabile “tolleranza zero” nel perseguire i sacerdoti abusatori.

Gli intellettuali comunisti italiani hanno definito Benedetto XVI lo “spazzino di Dio” per la purificazione interna che ha effettuato nella Chiesa, visto che ha destituito centinaia di sacerdoti ed è stato l’artefice di tutte le misure attualmente in vigore nella prevenzione degli abusi e nell’assistenza alle vittime.

È stato il primo Papa a incontrare le vittime di abusi, in varie occasioni, e ha anche esortato con vigore i vescovi a denunciare alla giustizia civile i crimini. Francesco ha portato avanti la riforma avviata da Benedetto, anche se di quest’ultima si è detto ben poco.

Il film lo mostra come complice del silenzio nel caso Maciel, quando in realtà è stato colui che, nonostante gli ostacoli nella curia romana, si è incaricato personalmente di fare giustizia con celerità.

Anche con l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), Benedetto ha ordinato un’indagine accurata e ha avviato una ristrutturazione continuata con Francesco.

In modo paradossale e ingiusto, la sceneggiatura del film accusa Benedetto XVI di essere mediocre e complice di tutti i mali che egli stesso ha denunciato e combattuto come nessun altro in Vaticano.

La ricchezza spirituale e intellettuale di entrambi i Pontefici sarebbe stata l’occasione per un dialogo molto più ricco, pieno di sfumature e profondità, anziché vedere in entrambi una polarizzazione ideologica che non è reale. Di fatto, nel film Benedetto dice a Francesco “Sono contro tutto ciò che pensa lei”, il che è una sciocchezza del tutto priva di senso.

In alcune occasioni Benedetto appare come un fondamentalista e Francesco sembra non cattolico e rappresentante degli interessi di tutti coloro che vogliono cambiare la Chiesa per adattarla alle mode.



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Non va dimenticato che sono entrambi cattolici e vescovi della stessa Chiesa, per cui, anche se ci sono differenze nello stile, nella personalità, nelle preferenze pastorali o negli accenti teologici, non ve ne sono a livello di dottrina, perché esiste un’unica dottrina cattolica.

Il film rafforza una lunga lista di malintesi su temi di morale sessuale o costumi nella Chiesa. Il regista rimarrebbe sorpreso se conoscesse le affermazioni di Ratzinger sulla pastorale nei confronti dei divorziati risposati o sulla possibilità di ordinare uomini sposati. Ma il problema è proprio questo – non lo hanno letto, hanno preso solo spezzoni pubblicati dalla stampa durante il suo pontificato, o almeno così sembra.

Il regista ha riconosciuto di non sapere molto di Benedetto e di essere affascinato da Francesco,il che spiega in parte la caricatura ingiusta e sbagliata che si fa di Benedetto XVI. Non vedo cattive intenzioni, ma il fatto che chi oggi crea la cultura non conosca la Chiesa.

Purtroppo il gigante spirituale che è stato ed è Joseph Ratzinger non è alla portata della maggior parte della gente, e attraverso un film di grande diffusione molti continueranno ad alimentare il pregiudizio e a ignorare la verità su una delle figure di maggior spicco nella Chiesa degli ultimi secoli, a livello sia spirituale che intellettuale.

Le “lenti ideologiche”

Il cristianesimo ha duemila anni di storia, e il pensiero cristiano si è sviluppato per secoli in filosofia, teologia e scienza, ispirando grandi scienziati e umanisti dei secoli scorsi.

La dottrina della Chiesa per certi aspetti può sembrare a volte socialista e altre una predica liberale, e agli occhi di alcuni può apparire in qualche occasione conservatrice e in qualche altra progressista. Interpretarla non è facile, perché è una dottrina che ha 1.700 anni più della “sinistra” e della “destra”.

La mancanza della sua conoscenza suscita molte idee paradossali e contraddittorie, riduzionismi o semplificazioni errate. Ad esempio, quando Papa Giovanni Paolo II ha denunciato il “capitalismo selvaggio” è stato definito comunista, ma quando parlava contro l’aborto era ritenuto conservatore.

Il problema è che per la Chiesa nessuna delle ideologie moderne è totalmente compatibile con la sua dottrina, perché il cristianesimo mette l’essere umano al di sopra dello Stato o del capitale, e la questione dell’aborto, della difesa della vita e della dignità di ogni essere umano non è un tema da conservatori o progressisti, ma una questione di fedeltà al Vangelo.


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Nessuno può negare che gli “uomini di Chiesa”, come qualsiasi cittadino, abbiano le proprie affinità politiche o simpatie personali, ma quando parlano a nome della Chiesa lo fanno sulla base della dottrina bimillenaria e non di sinistra o destra.

Per questo Benedetto e Francesco non sono classificabili a livello ideologico, perché sono uomini di fede cattolica, e questa difende una visione antropologica non negoziabile, perché non è decisa dal Papa di turno o dal vescovo locale, ma è la fedeltà al Vangelo.

Quando la Chiesa si oppone a certi atteggiamenti o denuncia mali sociali, lo fa sulla base della fedeltà al proprio pensiero. Il cristianesimo ha un grande pluralismo e una grande diversità al suo interno, ospitando uomini e donne di varie ideologie politiche e di diversi ambiti della società. A unirli non sono affinità ideologiche, ma una fede e una dottrina comuni, che mettono l’essere umano al di sopra di qualsiasi interesse politico, economico o ideologico.

Per conoscere i due Papi bisogna leggerli e scoprire la ricchezza di ciascuno, e non fermarsi a un film che riflette solo il pensiero del suo regista e la sua immagine della Chiesa, che non conosce in modo approfondito.

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