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La Vigilia di Natale, lo sguattero e la suora: la vera storia del panettone

Panettone christmas bread
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/12/19
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Il dolce simbolo del periodo natalizio è nato “per caso” a Milano, proprio in questi giorni

Il panettone, dolce natalizio per antonomasia, diffuso ovunque e fatto di un impasto di farina di frumento, lievito, burro e zucchero con aggiunta di sale, tuorli d’uovo, uva sultanina e canditi in pezzetti, vanta un’origine di matrice religiosa e strettamente legata alla festa della Nascita del Salvatore.

All’origine del panetùn, infatti, c’è una tradizione che rimanda all’Ultima cena (una “ricca” ultima cena) tra pani, fuoco e vino (Il Timone, 30 dicembre).

Il cenone della vigilia di Natale

Questa la leggenda più accreditata sull’origine del dolce. Il protagonista è Ludovico il Moro signore di Milano, nell’anno 1495. Siamo alla vigilia di Natale, il 24 dicembre, e la corte è radunata attorno a colossali tavoloni per festeggiare con un lauto pasto. Nelle cucine sono tutti impegnati nella preparazione di pietanze e leccornie che riscuotono molto successo tra i commensali.

Panettone christmas bread

Fabio Balbi | Shutterstock

Lo sguattero addormentato

Sono talmente indaffarati che il capo cuoco chiede a un giovane di nome Toni, lo sguattero di 12 anni, di sorvegliare la cottura delle grandi ciambelle in forno. Ciò che sta lentamente lievitando nei forni di Palazzo Reale è il dolce di fine pasto e deve essere ben cotto per concludere degnamente i festeggiamenti della Vigilia di Natale.

Qualcosa però va storto. Il povero Toni, stanco dopo giorni di lavoro intenso, si addormenta. Inizia a levarsi un odore di bruciato. Lo sguattero dorme solo pochi minuti ma sono decisivi per mandare in fumo tutte le ciambelle, che si bruciano tutte.


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L’impasto con gli avanzi

Il ragazzo allora, impaurito per la reazione del capo cuoco e dei commensali ancora vogliosi di cibo, non sa come giustificarsi. Fino a quando non si ricorda del dolce che aveva preparato per sé e i suoi amici utilizzando gli avanzi dell’impasto delle ciambelle a cui aveva successivamente aggiunto uova, burro, canditi e uvetta.

Decide così di rischiare il tutto per tutto e di proporlo al capo cuoco come dessert per gli ospiti del Duca, signore di Milano.

I dubbi del capocuoco

Il capo cuoco, in un primo momento dubbioso, resta letteralmente estasiato dal profumo e sorpreso dalla forma a cupola del dolce che decide di servirlo ai commensali. La duchessa lo assaggia per prima. Apre la bocca, mastica con lentezza e poi sentenzia: “Ottimo”. E tutti gli invitati sono d’accordo con lei. Il dolce viene gustato da tutti accompagnano da buon vino.

Il Duca a questo punto si complimenta con il capo cuoco il quale, però, non rivela che a prepararlo è stato Toni, lo sguattero.



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“El pan de toni”

Ma le bugie, si sa, hanno le gambe corte e ben presto a Milano si diffonde la verità. E sulla bocca di tutti il dolce servito al Duca viene chiamato come “el pan de Toni” in dialetto meneghino. Passano gli anni e la ricetta varca le mura di corte, diffondendosi in tutta Italia, modificandosi da “pan de toni” in panettone (storiedimenticate.it).

PANETTONE, POPE FRANCIS

Nicola | CC BY 2.0 | Antoine Mekary | Aleteia

Il dolce di Suor Ughetta

Un’altra leggenda sull’origine del panettone vede protagonista una suora: suor Ughetta, cuoca di un convento milanese e che, per Natale, pensò di fare un dolce per le altre consorelle usando i pochi ingredienti disponibili nella dispensa del monastero.

Al solito impasto del pane aggiunse uova e zucchero, canditi e uvette. Per benedire quel pane natalizio vi tracciò sopra, con il coltello, una croce. Le suore apprezzarono e anche questa volta, a Milano, il passaparola fu incredibilmente veloce: i milanesi cominciarono a fare offerte al convento per portare a casa un po’ di quel pane speciale (www.focus.it).


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