Natale, festa di famiglia per eccellenza. D’accordo, ma come fare per conciliare – nella migliore e più semplice delle ipotesi – la propria famiglia con le due dei suoceri, oppure famiglie scomposte e ricomposte… e non si dispone del dono dell’ubiquità? Esiste una soluzione ideale per tutti?
«Voi che fate a Natale?». Domanda anodina, buttata là certe volte nel bel mezzo del pranzo di Ferragosto: è vostra madre che sembra interessarsi al programma delle prossime festività, ma può celarvisi anche una vera angoscia da abbandono. Nel qual caso si deve leggere la domanda come una preghiera di invito. Ma che si può rispondere quando si è una coppia e le due suocere reclamano entrambe la vostra presenza a Natale?
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Per tentare di operare sotto gli auspici di una totale equanimità, senza fare gelosie, e quando le distanze geografiche lo permettono, alcuni decidono di “spaccare la mela a metà”: il 24 stanno da una parte e il 25 dall’altra – così sono tutti contenti. Solo che poi si comincia con i calcoli di fino: «Sì, ma la durata della messa non conta, quindi si può partire anche dopo pranzo». E poi ci sono le trappole: «Umberto arriva tardi, quindi i regali li apriamo dopo il caffè». E le recriminazioni: «Va bene, ma il vero giorno di Natale è il 25 [o il 24, a seconda]». Senza contare che passare il giorno di Natale correndo come una pallina da ping-pong non è allettante. Dunque che fare?
Un anno a ciascuno, la soluzione giusta?
Per evitare di trovarsi in un impasse che può rivelarsi fonte di aspre tensioni, una situazione in cui nessuno sta bene, una soluzione buona sarebbe l’alternanza ogni due anni. Anzitutto, questo permette di decidere in anticipo dove e con chi festeggerete Natale, un ritmo sul quale gli eventuali fratelli potranno adeguarsi. Soprattutto, avete tempo e libertà mentale per concentrarvi sull’essenziale: celebrare gioiosamente la nascita di Cristo. In ultimo, potrete essere pienamente presenti a quanti vi circondano.
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Tuttavia, la parola d’ordine resta la flessibilità, perché entrano sempre granelli di sabbia nell’ingranaggio: sposi novelli divisi tra le due famiglie, genitori che non si vogliono lasciare soli, un anno che “salta” per le più svariate ragioni (lavoro, malattia, gravidanza, viaggio…). Tutto sta nel restare sufficientemente flessibili per proporre un sistema che giunge a riunire più persone possibili – senza fare tragedie se c’è qualche defezione.
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Passare il 24 e il 25 in seno a una medesima famiglia non viete che si possa “ri-festeggiare” il Natale con “l’altra parte” (anche perché il giorno liturgico della Natività dura fino al 1o gennaio). Oppure si può celebrare con l’altra parte l’Epifania (che è l’evoluzione medievale di antiche datazioni per lo stesso Natale), e pure lì si potrà fare lo scambio dei regali. Ogni famiglia potrà dare prova di creatività per reinventare un’occasione di ritrovo.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]