Una cosa colpisce: lo stridore tra l’immagine trasandata di molti anziani e i loro visi, curati e sorridenti, nelle vecchie foto che tengono sul comodino. Qualcuno li ha voluti e li sta aspettando, solo Dio riesce a guardarci nella totalità.
Di Giovanni Barrani
Da due anni, ogni sabato trascorro il pomeriggio con alcuni amici in un ospizio comunale alla periferia di Roma. È un privilegio dedicare parte del mio tempo a questi anziani. Innanzitutto, questa esperienza è riuscita a cambiarmi per quello che in seminario chiamiamo “l’oggettività del gesto”: se fossi andato all’ospizio solo quando ne avessi avuto voglia, non potrei raccontare del mio cambiamento.
Leggi anche:
Nonna, grazie a te ho capito quanto una persona è preziosa anche se non ti riconosce più!
È la fedeltà all’appuntamento che mi ha consentito una maturazione. Ho imparato a riconoscere la persona che ho davanti come “cosa sacra” e a desiderare di guardarla sempre più in profondità. L’intensità di un rapporto, infatti, non si misura dalle parole ma dal modo con cui guardi e sei guardato dall’altro.
Faccio un esempio. Una cosa che mi colpisce sempre: lo stridore tra l’immagine trasandata di molti anziani quando mi si presentano davanti e i loro visi, curati e sorridenti, nelle vecchie foto che tengono sul comodino. Mi viene in mente la frase di un nostro professore: “Dio riesce a guardarci nella nostra totalità, ci vede al tempo stesso come siamo ora, come eravamo a due anni e come saremo a settanta”.
Allora, la mia fantasia ricompone verosimilmente pezzi di vita: l’anziana senza denti con il pigiama macchiato è anche la donna raggiante che entra in chiesa vestita di bianco tra le braccia di suo padre; l’uomo rattrappito sulla sedia a rotelle è il bimbo seduto sulle gambe dei fratelli più grandi.
Leggi anche:
Mio nonno diceva “ti amo” a mia nonna con i pomodori che le portava dall’orto
Pensare al loro passato sarebbe un mero esercizio di immaginazione se non mi aprisse al loro futuro: perché qualcuno li ha voluti e li sta aspettando. È uno tra i molti percorsi che mi permettono di arrivare alla conclusione che chi ho davanti è “roba di Gesù”. Ma ancora più grande è l’esperienza inversa: quando sono loro a guardare me come “roba di Gesù”. È il caso di Pietrina, 99 anni, quasi cieca e sorda. Appena ci riconosce, dice sempre la stessa cosa: “Seminaristi! Gli amici del sabato!”, e le si illumina il viso. Quando accade che qualcuno ti guarda con un’ammirazione che pare sproporzionata alla realtà, ti rendi conto che stanno vedendo in te qualcosa di sacro. Sta qui il paradosso della caritativa: noi portiamo loro quello che siamo venuti a cercare.
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA FRATERNITÀ SAN CARLO