Dalla fiction ai documentari la figura dei pontefici è sempre molto scandagliata, segno che è ancora un “segno” di diversità?Sempre più produzioni di alto livello si susseguono nel tentativo di raccontare la figura del “Papa”, segno che registi e grandi network sentono che c’è un interesse progressivo del pubblico verso una figura capace di grande attrattività, capace di dare un senso alla storia con le sue parole e i suoi gesti, e che in tantissimi (dai non cristiani ai cristiani intiepiditi) non conoscono (o non conoscono più). Naturalmente queste raffigurazioni sono le più diverse e assolutamente non tutte all’insegna della benevolenza o dell’accuratezza, ma in questo caso ci interessa sottolineare lo sforzo di produzioni come quelle di Sky – con il “Young Pope” di Sorrentino – oppure il più recente “Due Papi” di Netflix, con la regia del candidato agli Oscar Fernando Meirelles e due attori di gran calibro come Anthony Hopkins e Vincent Pryce nei panni (nientemeno!) che di Benedetto XVI e Francesco in un film che pretenderebbe verosimiglianza, ma che rischia di voler confermare lo stereotipo del “conflitto” tra le due eminenti figure.
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Ripetiamolo, non ci interessa ora capire se un film è bello o brutto o è attendibile o meno, solo il fatto che esista questa condizione, quella del pontefice emerito e di quello regnante, o di figure carismatiche o innovative ha fatto scattare l’interesse creativo del cinema. Ma è sufficiente? No, per questo ben venga dunque l’iniziativa di Rai Premium di raccontare con le ricche immagini d’archivio delle Teche Rai e dell’ausilio degli storici e di testimoni diretti, uno spaccato più autentico, veritiero, e condiviso sui pontefici del passato.
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Questo progetto è L’uomo in bianco, quattro inchieste, tra memoria e attualità, prodotte da Rai Vaticano e da Rai Premium che le trasmetterà l’11, il 18, il 25 dicembre e il 1° gennaio in seconda serata, con testimonianze e immagini esclusive dei pontificati. Si comincia con il Papa del Concilio, Giovanni XXIII, in onda domani sera.
I reportage (a proposito di interesse verso le figure dei pontefici) andranno in onda dopo la riproposizione di fiction Rai dedicate ai Papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.
Il contesto storico e politico del pontificato di Giovanni XXIII nella ricostruzione di Alberto Melloni, storico e segretario della Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Il suo pontificato ha aperto la Chiesa alla modernità andando oltre la bontà con la quale amiamo ricordarlo. È il Papa che, per primo, valicherà i confini del Vaticano per abbracciare il mondo intero. Dialogo, amicizia, preghiera, sono i suoi punti fermi.
“Il suo linguaggio – dice il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura – era estremamente esile, se si vuole, estremamente agevole, facile, agile ma riusciva a percorrere la sensibilità, l’ascolto del tempo”.
Così come emerge, dai ricordi del suo aiutante di camera, Guido Gusso, il tratto autentico della fede di Giovanni XXIII: “Appena diventò Papa, i curiali mi dissero che ogni volta si incontrava il Papa avrei dovuto inginocchiarmi. Così ho fatto il primo giorno. Ma il secondo giorno Papa Giovanni mi ha chiamato e mi ha portato davanti al Santissimo, in Cappella, e mi ha detto: Facciamo un patto? Tu mi baci la mano al mattino, mi dai il buongiorno. Alla sera mi baci la mano e mi dai la buonanotte. Ma se devi inginocchiarti, apri le porte della cappella e ti inginocchi davanti al Santissimo”.
Ecco allora che è una occasione per il credente e per gli appassionati di storia di farsi un regalo e accedere ad una conoscenza migliore, senza stereotipi o ricami, su chi siano stati alcuni dei grandi papi del ‘900.