Nona puntata di una produzione di Cube Radio dello IUSVE, che uscirà tutti i giorni fino a NataleUn giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da
ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva
operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».
(Lc 5,17-26)
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Curiosità: esistono studi neuroscientifici sul perdono?
Sì, ne esistono numerosi che documentano in maniera precisa e scientifica le conseguenze degli itinerari di perdono sui sistemi circolatorio, immunitario e nervoso. In particolare i ricercatori dell’Università di Pisa, coordinato da Pietro Pietrini ed Emiliano Ricciardi hanno pubblicato un o studio su “Frontiers in Human Neuroscience” che ne dimostrano l’indubbia efficacia anche sul piano fisico.
Perdonare
Non è facile perdonare ma nemmeno è facile perdonarsi. Il gesuita Guido Bretagna è coautore de “Il libro dell’incontro”, un testo che narra degli incontri tra parenti delle vittime e responsabili della lotta armata degli anni ’70 in Italia. Uno degli obiettivi che si evincono dal testo è quello di vivere, non sopravvivere, nonostante le ferite che si portano incise nell’anima. Il filone è quello della giustizia riparativa, nata in Sudafrica dopo le recrudescenze dell’apartheid. Il perdono che riconcilia chi ha inflitto sofferenza ma anche chi l’ha subita può essere un’autentica via di liberazione?
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