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“Servitevi pure!”, un cesto di spuntini per dire grazie ai ragazzi delle consegne (VIDEO)

GRATITUDE
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Giovanna Binci - pubblicato il 09/12/19
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Una giornata di ordinaria follia natalizia, di lavoro, di consegne e corse. Poi la svolta: una semplice merendina e una lattina lasciata da una famiglia proprio per te, il fattorino. Non un gesto dovuto e neanche necessario, ma qualcosa che ti fa sentire amato: ecco l’effetto che fa la gratitudine!Non ho un buon rapporto coi fattorini. Anzi, pessimo: hanno un tempismo tutto loro che li fa arrivare puntuali, mentre sei ancora in accappatoio appena uscita dalla doccia, per non dire sei appena entrata. Hanno visto il peggio di te: le infradito coi calzini, la vestaglia sotto il piumino, la felpa buttata sopra alla prima gonna che c’era sulla sedia e no, non è mai un effetto sporty-chic, più “sflollata senza accesso all’armadio” direi.

Arrivano troppo tardi, troppo presto, in ritardo rispetto a quello che ti aveva detto la mail di Amazon. Suonano e hai due-minuti-due per rispondere o mandare un segnale di vapore dalla doccia di cui sopra ed evitare l’irreparabile: che fuggano col tuo pacco e le speranze di recuperarlo senza arrivare al deposito situato di solito a Timboktù e non segnalato sulle mappe, con manovre e la velocità degna di un sequel di “Fast and Furious”.

Eppure il gesto di attenzione e gratuità più bello e banale che abbia visto questo Natale è stato proprio quello che una famiglia americana ha fatto verso dei perfetti sconosciuti: lasciare uno snack e una bibita a disposizione proprio di quei fattorini che sotto le feste, veri aiutanti di Babbo Natale, corrono a fare consegne qua e là.

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UPS, USPS, AMAZON, FEDEX – per favore, servitevi pure e godetevi uno snack lungo il viaggio. Grazie per aver reso lo shopping delle feste più facile. La famiglia Ouma.

Questa la nota lasciata davanti alla porta di casa sopra a un cestino di merendine e lattine.


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Non è un gesto impegnativo, non è un qualcosa di eclatante e forse neanche troppo necessario: i fattorini non muoiono mica di fame, dai e magari era più utile destinare del cibo alla mensa dei poveri. Eppure è un gesto che mi ha fatto riflettere proprio per questa sua presunta inutilità: un costoso pacco viveri donato alla Caritas  è anch’esso un’azione buona e di grandissimo altruismo, eppure, spesso, lo facciamo giusto per metterci la coscienza a posto. E’ quasi un qualcosa che a Natale “va fatto”: pensare a chi ha meno. Dono cibo superfluo, compro un torrone in più (che poi c’è pure il “tre per due”, magari) e ho fatto la mia parte, sto bene con la coscienza e posso tornare a ingozzarmi di panettone. Dimentichiamo però quante altre persone incrociano in tanti modi le nostre vite, a quanta gente non bisognosa nel senso che pensiamo di solito, possiamo strappare un sorriso, quanta ne possiamo far sentire amata e apprezzata con una piccola attenzione non dovuta.

SNACK

Kathy Ouma

La reazione del fattorino che trova davanti alla casa il cestino con gli snack è impagabile (guardatevi il video fino alla fine! No spoiler!): perché qualcuno dovrebbe pensare a me?

In fondo, sto bene, faccio il mio lavoro, la merenda posso pure comprarmela se ho fame, eppure, sapere che qualcuno mi ha pensato con amore, anche solo per un attimo, svolta la giornata. Non ho bisogno di quella Cola, è quel pensiero gentile, inaspettato e completamente non dovuto che ci spiazza, che fa davvero Natale. Non una cosa che facciamo perché sentiamo di doverla fare, per essere bravi cittadini, per dire “la mia parte l’ho messa”, ma qualcosa che facciamo per far sorridere gli altri, anche se neanche li vedremo (se non da una telecamera!), anche se non potranno ringraziarci.


PRAY
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Ricordiamoci, a Natale e non solo: pensiamo a chi ha meno, certo, regaliamo cibo alle mense dei poveri, andiamo a fare volontariato, a distribuire coperte, facciamo una donazione per qualche associazione, ma in tutto questo, ricordiamoci anche di portare gioia a chi entra nelle nostre vite, con gesti banali, che non costano nulla se non quel riconoscere che niente è dovuto.

A volte, per far sentire le persone realizzate basta uno snack o anche meno: essere ringraziate e riconosciute per l’importanza del loro lavoro. E’ qualcosa di dovuto, quello per cui li pagano, certo, è il nostro grazie a non esserlo. Il bello sta proprio nel fatto che non è scontato e sono certa che se ognuno si sentisse apprezzato anche per quel poco che fa per gli altri, come consegnare un pacco, lo farà in maniera diversa e inizierà a notare egli stesso cose che sembravano date per assodate. Perché sì, anche quando non possiamo donare proprio niente, c’è sempre qualcosa che possiamo dare: la nostra gratitudine.

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