Sesta puntata di una produzione di Cube Radio dello IUSVE, che uscirà tutti i giorni fino a NataleIn quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide,
abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
(Mt 9,27-31)
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Curiosità: cosa sognano i ciechi?
Un gruppo di ricercatori del Laboratorio del Sonno della Facoltà di Medicina dell’Università di
Lisbona ha pubblicato uno studio sulla rivista “Cognitive Brain Research” che conferma, con
misurazioni sia quantitative che qualitative, che l’attività onirica delle persone cieche è del tutto
simile a quella delle persone vedenti.
Si aprirono gli occhi
«Apri gli occhi», un’espressione che tradotta nei vari dialetti locali fa parte di quei decaloghi
prolungati di raccomandazioni che le madri infliggono ai figli. È un invito a cercare bene, a stare in
campana, a non farsi imbrogliare, a considerare in modo diverso il partner. Ma è anche una
chiamata ad uscire dal buio della psiche e dello spirito, quando i primi a non voler guardare in
faccia la realtà siamo noi. Le Scritture cristiane che preparano al Natale raccontano di due ciechi
che vogliono essere liberati e lo chiedono espressamente. Sarà vero, come recita l’adagio, che
non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere?
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