“Apriamo, a cominciare da me, le nostre canoniche, i conventi, i monasteri per ospitare ognuno almeno una famiglia dei campi profughi di Lesbo, per poterli svuotare tutti”
«Mi rivolgo ai cardinali, ai vescovi, ai presbiteri, ai religiosi: apriamo, a cominciare da me, le nostre canoniche, i conventi, i monasteri per ospitare ognuno almeno una famiglia dei campi profughi di Lesbo, per poterli svuotare tutti. Le risorse ci sono».
È l’appello lanciato dall’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, che il 4 dicembre ha accolto i primi 33 rifugiati arrivati a Fiumicino dall’isola di Lesbo attraverso un corridoio umanitario. Krajewski è lo stesso cardinale che lo scorso maggio fece parlare di sé quando riattivò la corrente in uno stabile occupato a Roma (SkyTg24, 4 dicembre).
“La speranza di ferma in Grecia”
Il cardinale polacco, parlando dei rifugiati dei quali si sta occupando, poi aggiunge: «A maggio nei campi c’erano 7mila persone; oggi ce ne sono oltre 15mila con 800 bambini non accompagnati. Non c’è così per loro speranza oggi. Si ferma in Grecia. Vivono in disagio e condizioni drammatiche. Un problema ed una vergogna per l’Europa».
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“Sarà il nostro miracolo”
«Il Pontefice – ha continuato il cardinale – è colui che mette i ponti. Oggi abbiamo messo questo ponte che si chiama corridoio umanitario. È una cosa totalmente evangelica».
Il grazie della Santa Sede va al governo italiano che ha permesso questo corridoio e al governo greco che, oltre ad aver lavorato al superamento dei problemi burocratici, ha anche pagato i biglietti di tutti quelli che sono arrivati oggi. «Dio fa le grandi opere», ha detto l’elemosiniere. «Ma con tutta la gente di buona volontà, possiamo moltiplicare questi corridoi e questo sarà il nostro miracolo» (Agensir, 4 dicembre).
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