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Cos’è la malattia del “fuoco dell’inferno”?

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Dolors Massot - pubblicato il 02/12/19
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Nel Medioevo provocò migliaia di morti. Era chiamata anche “male di Sant’Antonio”Nei documenti medievali viene menzionata la morte di migliaia di persone a causa di quello che veniva descritto come “male del fuoco dell’inferno”. In altri scritti, la stessa condizione è chiamata “fuoco di Sant’Antonio”. Non parliamo della peste nera che seminò la morte nell’Europa del XIV secolo. Di cosa si trattava allora?

Morte e amputazioni

Si tratta di una malattia i cui sintomi terrorizzavano la popolazione nell’XI secolo. Le persone che ne soffrivano subivano convulsioni e vomitavano. Si verificavano delle necrosi soprattutto alle estremità, cosa che portava in breve alla cancrena. L’epilogo era nella maggior parte dei casi mortale, o quantomeno prevedeva l’amputazione di braccia e gambe.

ERGOTISM

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La sostanza responsabile della malattia erano le microtossine, tossine prodotte da funghi parassiti che giungevano alla popolazione attraverso l’ingestione di prodotti contaminati; quasi sempre il problema era la presenza di ergotina nei cereali, soprattutto nella segale.

Avvelenamento

L’ergotina attaccava i campi di segale (e in misura minore il grano e l’orzo), e quel fungo finiva per trasferirsi agli esseri umani con l’ingestione del pane o di animali che si erano nutriti della segale contaminata. Era un avvelenamento, letale in un’epoca in cui era difficile combattere situazioni di quel tipo.

Le persone colpite dal male del “fuoco dell’inferno” avevano forti dolori addominali che le facevano gridare, e questo, unito alle convulsioni e agli spasmi, faceva sembrare che soffrissero i mali del fuoco eterno, da cui il nome.

L’arte aveva già parlato dell’inferno

In Medicina, il “fuoco dell’inferno”, o “fuoco di Sant’Antonio”, è noto come ergotismo.

A causa di questa situazione, la Chiesa corse in aiuto di tante persone malate, assistendo gli infettati e i moribondi.

Un miracolo che portò alla creazione di un ordine ospedaliero

Ma si verificò un fatto singolare. Un nobile francese, Gastón de Valloire, aveva un figlio di nome Girondo che venne colpito dal “fuoco dell’inferno”. La famiglia Valloire pregò per la guarigione del giovane davanti alle reliquie di Sant’Antonio, e Girondo guarì. Fu un fatto miracoloso, e il nobile, come ringraziamento a Dio, fondò l’Ordine Ospedaliero di Sant’Antonio, che si sarebbe incaricato di assistere i malati di “fuoco dell’inferno”.

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L’Ordine Ospedaliero di Sant’Antonio era formato da laici, e venne confermato da Papa Urbano II nel 1095.

Con l’impiego di pane non infettato dal fungo e le cure dei membri dell’Ordine nei loro luoghi di assistenza (ospedali), molte persone riuscirono a sopravvivere alla malattia. Molti erano portati in pellegrinaggio sul Cammino di Santiago, e in questo modo cambiavano la dieta che li faceva stare male.

Prendersi cura dei malati nell’Europa medievale

Oltre un secolo dopo la sua fondazione, l’Ordine Ospedaliero di Sant’Antonio divenne monastico, e nel 1248 i monaci adottarono la regola di Sant’Agostino. Nel XIV secolo, i monaci ospedalieri assistettero le vittime della peste nera in Europa. Arrivarono ad essere 10.000 monaci, con 370 ospedali.

Quanto al “fuoco dell’inferno”, gli studi sul fungo e la sua trasmissione attraverso l’ergotina della segale individuarono la causa del male nel XVI secolo, e da allora la mortalità diminuì considerevolmente.

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monestirs.cat

I membri dell’Ordine Ospedaliero di Sant’Antonio indossavano un abito scuro con una croce blu a forma di “t” (tau in greco) sul petto. La Riforma protestante e la Rivoluzione francese indebolirono fortemente la rete ospedaliera sia in Germania che in Francia, e quando rimanevano solo poco più di 30 ospedali il Papa decise di unirla all’Ordine di Malta, anch’essa incaricata della cura dei malati.

SAINT ANTHONY

Wellcome Library, London

In Spagna venne estinta nel 1791 su richiesta del re Carlo III. Rimase tuttavia l’impronta degli edifici dell’Ordine Ospedaliero in città come Salamanca, Valladolid, Madrid, Barcellona, Cordova, Siviglia, Pamplona, Saragozza e Valencia.

In quasi ogni caso, l’ospedale era unito a una chiesa dedicata a Sant’Antonio, per cui è frequente ancora oggi la presenza di chiese dedicate al santo risalenti a quei secoli.

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