Don Luca Monti ha perso Simona nel 2016, durante una strage contro i cristiani in Bangladesh. Ora gli autori sono stati condannati a morte. Ma lui dice: preferisco la preghiera al rancore
Nessun odio per gli assassini della sorella. Don Luca Monti, parroco di Santa Lucia di Serino, in provincia di Avellino, commenta all’Adnkronos (30 novembre) la notizia della condanna a morte dei sette miliziani islamici che, nel 2016, uccisero 22 persone in un attentato a Dacca, in Bangladesh. Tra le vittime ci fu anche sua sorella Simona, 33 anni e incinta di cinque mesi.
“L’odio è una soluzione scartata tre anni fa”
«Ho appreso proprio ora delle condanne. Cosa provo? Io sono un sacerdote, sto cercando di capire anche io. Sto in un silenzio per cercare di capire tutto – dichiara all’agenzia – L’odio è stata una soluzione scartata tre anni fa, appena ho saputo che Simona era tra le vittime, oggi confermo le stesse cose che dissi allora. Da essere umano sono contento che la giustizia faccia il suo corso anche in un Paese non occidentale e con le sue lentezze. Per il resto preferisco pregare».
Una chiesa in Bangladesh
«L’esperienza del mio dolore la offro a Dio ogni giorno», spiega Don Luca, che, subito dopo quella strage, in don Luca nacque il desiderio di mettere in campo un progetto per la realizzazione di una chiesa in Bangladesh, nella diocesi di Khulna.
«La chiesa venne costruita nel giro di pochi mesi – ricorda. Partecipai alla celebrazione della consacrazione di quella chiesa. E’ stata la prima e ultima volta che ho visitato il Bangladesh, anche se sono rimasto in contatto con il Vescovo di quella diocesi. Ogni tanto mi manda anche qualche foto quando riesce a raggiungere il villaggio perché è molto lontano da Dacca».
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“L’amore di Dio esce ancora più forte”
In occasione di quella sua visita ebbe modo di ricevere la solidarietà delle persone del posto. «Ricordo che c’era un uomo, che aveva vissuto per qualche anno in Italia, che mi ha parlato di come la sua nazione abbia vissuto in maniera scioccante quella strage. Il Bangladesh, nonostante sia paese a maggioranza islamica, ha sempre vissuto in maniera armoniosa la relazione con altre religioni, compreso quella cristiana».
«Certo – conclude Don Luca – l’episodio di Dacca non è stato l’unico, ce ne sono stati altri perché esiste un focolaio d’odio nei confronti della nostra religione, ma questo appartiene alla vita della Chiesa, da sempre perseguitata. Sono duemila anni che cercano di mettere a tacere il Vangelo, ma ogni volta l’amore di Dio esce ancora più forte» (Ottopagine Avellino, 30 novembre).
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