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Perché San Raffaele è considerato il protettore del matrimonio?

L'arcangelo Raffaele.

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 20/11/19
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L’Arcangelo è il “guaritore” degli amori difficili. Come dimostra la storia di Sara e Tobia, convolati a nozze grazie ai suoi prodigi

In una delle catechesi del mercoledì, San Giovanni Paolo II definì il matrimonio “il sacramento più antico”, nel senso che già prima dell’incarnazione, ma in previsione della venuta di Cristo, il matrimonio è stato per gli esseri umani un “luogo” nel quale l’amore di Dio si è rivelato al mondo.

Questo è ancora oggi, il senso profondo del matrimonio cristiano: la rivelazione dell’amore di Dio attraverso il “segno” – piccolo e apparentemente modesto – dell’amore reciproco dell’uomo e della donna. A “tutela” del matrimonio, c’è una figura celeste che viene considerata protettore degli sposi cristiani: San Raffaele.

La lezione dell’Abbè

Alla fine dell’ottocento un degno sacerdote, francese, affermava: “Noi invochiamo l’Arcangelo Raffaele come patrono dei matrimoni felici e santi […]. Infatti, la santità di questa unione completa dell’uomo e della donna, nel matrimonio attiene alla qualità, all’integrità, all’ordine stesso dell’amore. Quelli che si amano non si uniranno affatto per godere isolatamene l’uno dell’altro, ma per darsi l’uno all’atro, sostenendosi vicendevolmente in maniera disinteressata. Allora anche il piacere fisico che ne proveranno sarà come il completamento della festa che accompagna la loro tenerezza. Una tenerezza offerta nella delicatezza del cuore. Ed è così, che, su consiglio dell’angelo, Tobia e Sara decisero di dare la precedenza, per tre giorni, alla tenerezza sul solo piacere”. (Abbé J. Trinceau, Fondatore dell’Arciconfraternita di San Raffaele, in Rivista dell’Angelo Custode 1892, p. 9).

TOBIAS ANGEL

Domaine Public
Filippino Lippi (Italian, 1457 – 1504 ), Tobia e l'Arcangelo Raffaele, c. 1475/1480, oil and tempera (?) on panel, Samuel H. Kress Collection

Quindi l’Angelo collegato in modo particolare con il matrimonio è l’Arcangelo Raffaele, in ebraico Rapháel vuol dire “Dio ha guarito” ed infatti, come per ogni spirito buono celeste, Raffaele nega decisamente qualsiasi merito personale. Egli è strumento di Dio per la guarigione di qualunque tipo essa sia. La radice di base del suo nome sta ad indicare assai di più di una semplice guarigione fisica; esso acclude qualsiasi tipo di riparazione e di aggiustamento ed implica una trasformazione in meglio sia per quanto riguarda il fisico, sia lo psichico.


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L’intervento di Raffaele nella vita di Tobia

“Uno dei libri più “sponsali” della Bibbia è il Libro di Tobia, con la storia di Tobia e Sara, citata poc’anzi dall’Abbe: un libro didascalico scritto in Palestina, intorno al 200 avanti Cristo. Per noi è l’occasione di approfondire due temi fondamentali nel cammino dell’amore: la vocazione sponsale e la sessualità redenta.

Regalato a sposi credenti, il Libro di Tobia potrebbe essere ciò che l’Angelo Raffaele rappresentava per il protagonista: una guida ai loro passi, un invito alla benedizione nella gioia, un conforto nella prova e sempre un richiamo a non chiudersi nel proprio vissuto, a leggerlo nella storia di un popolo e dell’intera umanità, nell’attesa di cieli e terra nuovi, della nuova Gerusalemme, città di pace e di riconciliazione. Quando Dio manda in azione l’Arcangelo Raffaele, vi è sempre il ritorno di qualcosa come era stato concepito dal progetto divino originariamente. Nella Sacra Scrittura, Raffaele si contrappone al demonio Asmodeo che è “colui che fa morire”.

L’Arcangelo compare innumerevoli volte nel libro veterotestamentario di Tobia, che narra una storia familiare. Durante il periodo dell’esilio a Ninive, Tobi, un deportato della Tribú di Neftal, nonostante la sua bontà e la sua premurosa attenzione verso i defunti, a cui dà degna sepoltura, diventa cieco. Sua moglie Anna, di fronte a questa prova dolorosissima, gli chiede: “Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue opere buone? Ecco, lo si vede come sei ridotto” (Tb. 2, 14). Ma Tobi non si scoraggia, anzi invia suo figlio Tobia nel paese di Median per farsi restituire del denaro che anni prima aveva affidato in custodia ad un suo fidato parente.


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La guida misteriosa

Siccome Tobia non conosce la strada, viene assunto come guida un misterioso personaggio, che dice di chiamarsi Azaria, ma in realtà è l’Angelo Raffaele, mandato da Dio in soccorso di quella famiglia che è devotissima agli Angeli del Signore. Al figlio Tobia che parte, Tobi, infatti augura: “Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo Angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliolo!” (Tb. 5, 17), e alla moglie che piange per il viaggio del figlio, dice: “Non stare in pensiero, non temere, per loro, o sorella. Un buon Angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo” (Tb. 5, 22).

L’autore del libro, con grande arguzia, conduce la narrazione ad un duplice livello: ciò che Tobia percepisce, e ciò che Raffaele sta effettivamente facendo. All’inizio della storia, quando il padre Tobi diventa cieco, egli supplica Dio di morire; nello stesso momento, nella regione di Median, anche Sara, la cugina e moglie predestinata di Tobia, sta chiedendo di morire perché il demone Asmodeo ha fatto sì che Lei uccidesse ognuno dei 7 mariti, la prima notte di nozze, e dice la Scrittura:

“In qual medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio e fu mandato Raffaele a guarire i due: a togliere le macchie bianche dagli occhi di Tobi, perché con gli occhi vedesse la luce di Dio; a dare a Sara, figlia di Raguele, in sposa a Tobia, figlio di Tobi, e a liberarla dal cattivo demonio Asmodeo” (Tb. 3, 17).


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Il progetto di Dio

Raffaele fa prosperare il viaggio di Tobia che, seguendo i consigli dell’Angelo, recupera i soldi e torna a casa. Torna felice dalla famiglia e sopratutto si congiunge con Sara, di cui è innamorato. La prima notte di nozze con Sara, Tobia brucia il fegato ed il cuore del pesce che producono un fumo capace di far fuggire il demone Asmodeo “che fuggì nelle regioni dell’alto Egitto. Raffaele vi si recò all’istante e in quel luogo lo incatenò e lo mise in ceppi” (Tb. 8, 3). Così il demone, questa volta, non riuscì ad impossessarsi del corpo della donna!

Questa storia dimostra che sui singoli matrimoni c’è un progetto di Dio fin dall’eternità. Il fidanzamento è tempo di verifica e di grazia per scoprire se ogni membro della famiglia è realmente chiamato al matrimonio con quella particolare persona. Ne va della salvezza reciproca che sarà resa possibile, oltre che dall’impegno personale, anche dalla grazia del Signore, come ricorda l’Angelo Raffaele a Tobia.

ALG227141

Public Domain
ALG227141 The Three Archangels and Tobias (tempera on panel) by Botticini, Francesco (c.1446-97); 135×154 cm; Galleria degli Uffizi, Florence, Italy; (add.info.: Les Trois Archanges et Tobie fils;); Alinari; Italian, out of copyright

Sara e la sessualità

Suor Maria Pia Giudici fa nel suo libro sugli Angeli, una bella meditazione a riguardo:

“Contro questo essere di tenebra e di morte, Raffaele agisce con la forza che gli viene da Dio in ordine al trionfo di una concezione retta e spirituale, delle nozze con progetto del Signore per il vicendevole amore dei coniugi e la pia creazione della prole […]. II personaggio di Sara esprime, nel suo dramma, le difficoltà inerenti al matrimonio in ordine alla sessualità che pur buono in sé, per la ferita del peccato originale e per il malefico influsso del diavolo (qui impersonato da Asmodeo) può giocare un ruolo negativo, totalizzando su un piano solo materiale il rapporto di coppia”.



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