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Anna Raisa Favale e l’amore per la Madonna di Pompei: che bello essere figlie!

Anna Raisa Favale

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Paola Belletti - pubblicato il 18/11/19
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La sua breve presenza in TV come ospite di Lucia Ascione su TV2000 è stata una intensa testimonianza di vera devozione a Maria, Madre presente e attiva nella sua vita di credente. Anna si è mostrata come figlia e allieva a scuola di umiltà,di audace fiducia nella provvidenza e di gioia sincera, quel tratto tipico di chi si sente amato, senza merito.

(Intanto una cosa: “sei diversa, sei speciale, tu sei salentina!”, per cui Alessandra Amoroso, chiedo scusa, ma “scansate proprio”)
Lei è Anna Raisa Favale.
Ecco una brevissima bio per orientarci rapidamente nelle sue vicende personali e professionali, prima di essere travolti dal suo entusiasmo di fede, che racconta tutto “da dentro”.
Così leggiamo in un articolo che ne riferisce brevemente il percorso quando appunto si trovava a New York come regista dell’emittente TeleMater.

Anna Raisa Favale, classe 1986, che seguendo i suoi sogni è partita dalla terra natìa, la Puglia, per raggiungere la Palestina, il Sudafrica e sbarcare in quel di New York nel 2016. A soli 30 anni la regista salentina, diplomata all’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico in regia Teatrale e poi specializzata in Cinema in Sudafrica, nonché formatrice all’Università Roma TRE, vive e lavora nel Greenwich Village, luogo simbolo degli immigrati italiani. Anna Raisa, selezionata dall’emittente televisiva italo americana TeleMater, nata dalla spiritualità della Chiesa della Madonna di Pompei, nel cuore della Grande Mela, ha alle spalle numerose iniziative affonda le sue radici nel teatro e successivamente nel documentario, spesso usati nell’ ambito delle operazioni di mediazione e di Peace Bulding. (Da La voce di New York, 2017)

Perché ne parliamo solo ora? Un po’ non abbiamo scuse, un po’ per il fatto che la “nostra” Anna il 13 novembre scorso è stata ospite di Bel Tempo si spera, accolta e incoraggiata dalla conduttrice, Lucia Ascione, che sa sempre dosare professionalità e adesione sincera alle vite che si avvicendano sulla poltrona di fronte alla sua. La sua breve intervista non ha potuto naturalmente rendere ragione della ricchezza di una intera vita, per quanto giovane, ma ha fatto senza dubbio un ottimo servizio: l’ha “costretta” a dire la cosa più importante e di quelle taciute, dobbiamo riconoscerlo senza sentimentalismi, affiorava qualcosa dalle espressioni del suo viso.
Personalmente mi ha proprio colpito. Pur conoscendola dal vivo (sebbene ancora superficialmente) non avevo ancora potuto intuire dalla sua viva voce e indovinare dai suoi occhi il fuoco che la anima.
In qualità di regista infatti è in forze al team di Aleteia, al quale sono sempre più fiera di appartenere. Insieme alla collega Marinella Bandini sta portando avanti con tenacia e bravura un progetto che meriterebbe ancora più risonanza. La prima web serie prodotta da Aleteia: Look up, Stories of hope, ha già pubblicato diciassette video, short e long version, visibili da Youtube e passando dalla piattaforma del nostro portale. Vi lascio il link: affacciatevi da queste finestre e respirate a pieni polmoni.
Tra le storie che invitano a guardare in alto per ritrovare speranza, a pensarci bene, c’è anche la sua personale, anche se non è (ancora) un episodio della serie!
Anna, quando racconta la sua vita, lo fa come se la stesse srotolando tra le mani Dio in persona: assiste alla meraviglia che vede operare nei suoi giorni. Ed è una giovane donna diremmo oggi “proattiva”, che cerca, osa, si ingegna, fa all in di tutti i propri talenti, non si lamenta se le carte che le capitano in qualche “mano” sembrano brutte. E, per restare nella discutibile metafora del Texas Hold’em, non sembra affatto una che bluffa.
Per conoscerla meglio, oltre ad invitarvi a riguardare il video della puntata di Bel Tempo si spera, vi lascio il suo racconto.
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Riguardo a come tutto è iniziato, gli anni dell’Accademia

Ho scelto il teatro perché volevo conoscere a fondo il cuore dell’uomo, e Dio ha ascoltato questo desiderio. Quando sono arrivata all’Accademia D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” a Roma, (la più importante accademia teatrale in Italia) -18 anni compiuti da poco- oltre a dei grandi doni, come l‘aver conosciuto veri maestri che mi hanno insegnato tantissimo sull’arte e sull’uomo, sugli attori e sulla regia, accostandomi profondamente all’umanità, mi sono accostata, oltre che alla sua bellezza, automaticamente anche al peccato dell’uomo. Intorno a me, e dentro di me.

Ancora piccola, e spiritualmente immatura, a diciotto anni, mi ha ferito profondamente trovarmi in alcune situazioni che mi hanno mostrato orgoglio, vanità infinite, frustrazioni, violenza espressa in molti modi e perversioni che mi hanno messo a nudo e mostrato la mia debolezza.

Davanti a questo, mi trovavo impreparata.
Avevo questo Rosario che qualcuno mi aveva dato e che avevo appeso al muro della mia stanza. Un giorno sentii questa voce: ‘Inginocchiati e prega il Rosario”. Da lì tutto è cambiato.
Anna ci tiene a far capire questa scoperta, acre ma benefica: non c’era nessun “loro”. Non era lei, buona, che cercava di difendersi da un mondo cattivo, di uscire senza morsi venefici da un covo di serpi. Era immatura, allora, ma ora sa leggersi meglio, anche in retrospettiva. Sa bene che siamo tutti peccatori.
Se fossi scappata da lì, aggiunge ripensando alla domanda della conduttrice che le chiede cosa l’abbia aiutata a restare, non sarei comunque potuta fuggire da me stessa e dal mio peccato. Se di lupi e agnelli bisogna parlare sapevo che io stessa ero portatrice – non sempre sana – di entrambi; non ero la vittima pura in mezzo al male assoluto. Ma Dio non ha paura del nostro buio, Dio non si scandalizza, resta con noi nel buio perché da lì vuole salvarci.
L’Africa è stato il suo primo grande amore e si trova proprio nel punto più estremo del continente nero quando riceve da una perfetta sconosciuta una email che si conclude così: “Ci serve una regista, tu saresti perfetta. Vuoi venire a New York?“…

Ero in Sudafrica e ho ricevuto una mail per andare a New York

Quello che avrei voluto raccontare se ne avessi avuto il tempo è che una serie di Dio-incidenze mi ha portato a New York. Un progetto scritto al volo un giorno in treno, la sera dopo sono a cena da un’amica che non vedo da tre anni, e proprio quella sera a cena arriva un loro amico (mai conosciuto) che ci parla della sua conversione e del suo lavoro in banca con dei clienti molto facoltosi. Allora la prima cosa che mi viene in mente è: ho appena scritto questo progetto, forse lui può aiutarmi a trovare i soldi. Dopo quella sera non la vedrò mai più, ma quella sera basterà. Il progetto finisce nelle mani di una sua amica che abita a New York ed è una delle fondatrici di TeleMATER. Quando mi chiamano per darmi l’incarico di regista mi dicono che sono troppo piccoli e che non possono offrirmi né salario, né visto, ma possono offrirmi vitto e alloggio. Io non so chi sono, non so cosa devo andare a fare, ma in quel momento sto scrivendo un film che si chiama “Abraham Hotel”, sulla chiamata di Abramo e la Terra Promessa in una riscrittura contemporanea, e mi arriva questa e-mail. Sento che devo partire.

Quello che è successo a NY: la Provvidenza di Dio e le altre Dio-incidenze

Scopro che La Madonna di Pompei, che conoscevo fin dall’infanzia ma sulla quale non mi ero mai troppo interrogata, è la Madonna del Rosario. Non lo sapevo! Scopro anche che io abiterò proprio in una stanza del building connesso alla Chiesa. (Avevo finanche le chiavi della Chiesa, potevo entrare in qualsiasi ora del giorno e della notte, che grazia!)
La stessa comunità italiana intorno alla quale è stata creata TeleMATER è devota al Rosario: ogni settimana, di giovedì, organizzano un rosario comunitario nelle casa a Manhattan a cui invitano tutti, anche sconosciuti, a prendere parte.
Trovare visti in America è difficilissimo. Ma dopo solo un mese e mezzo che sono lì, il Signore spalanca le porte e “fa arrivare” un visto per me, anche questo in un modo estremamente provvidenziale. Arriva anche il salario, mi chiedono di restare per un anno e mezzo (in totale si fermerà due anni e ora va e viene spesso e volentieri! NdR).
A New York ho sperimentato la Provvidenza di Dio nelle piccole cose: quando mi hanno chiamato ad andare lì, avevo pochissimi soldi da parte, e considerando che non avrei avuto uno stipendio, facendo i conti sapevo che non avrei potuto spendere più di dieci dollari al giorno, per arrivare alla fine dei tre mesi. Per chi conosce New York, sa che dieci dollari al giorno non sono niente, un caffè da Starbucks costa più di cinque dollari.
Ma la realtà di povertà che trovo lì mi sconvolge: quanti barboni per strada e gente in cerca di aiuto! Sento la spinta a dare, e così spesso i miei dieci dollari giornalieri li do ad un barbone. Un’ora dopo per strada incontro un’amica che mi invita a pranzo, o qualcuno che mi scrive e mi dice che ha un biglietto in più per uno spettacolo teatrale. D’inverno faceva molto freddo e volevo comprarmi un cappello più pesante; ne avevo uno da dieci dollari comprato a una bancarella. Ma quelli buoni costavano tutti dai cinquanta euro in su. Un giorno, in metro, su una sedia, trovo questo cappello molto bello e caldissimo che qualcuno aveva lasciato. Lo prendo, lo porto a casa, scopro che è perfetto per me…(E tutti mi chiederanno dove l’abbia comprato perché era davvero bello…).
(E’ un susseguirsi di episodi, piccole e grandi sorprese che costellano la sua esperienza negli Stati Uniti. NdR)
Non dimenticherò mai che volevo andare a Miami – avevo trovato un volo low cost a cento euro, e avevo deciso di prendere un motel tra i più popolari per una notte, solo per vederla. Stavo quasi per prendere il biglietto quando negli stessi giorni un’amica di un’amica, una sera a cena, dice che stanno organizzando una vacanza a Miami, e che hanno a disposizione una casa sul mare di un amico, e che ci sono stanze in più. “Non è che per caso tu vuoi venire a Miami?”
Mi sono ritrovata a stare tre notti in una casa su una spiaggia privata, e due amiche in più. A Natale non sapevo con chi stare. E un po’ la mia famiglia mi mancava. Succede che un’intera famiglia del Bronx, conosciuta qualche settimana prima per un’intervista, mi invita a pranzo. Mi ritrovo a fare questo pranzo di Natale con tipo quaranta persone e venti bambini… con pacchi regalo, cibo, gioia, grande fede. Il Natale migliore che potessi immaginare.
Il Signore dà tutto, è proprio vero “Cercate il regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta. Non preoccupatevi di quello che mangerete, di cosa indosserete,..”.
Per ultimo: nella parrocchia della Madonna di Pompei iniziarono a fare le Catechesi del Cammino Neocatecumenale, cammino che seguo da tre anni e che è stato così importante per me e continua ad esserlo. Abbiamo fondato lì la prima Comunità Neocatecumenale di Manhattan (puoi immaginare la difficoltà). E sapete chi è la protettrice del Cammino?
Sì Lei: la Madonna di Pompei.
E poi vorrei aggiungere ancora una cosa, davvero l’ultima. Una delle più grandi grazie che mi ha donato Maria è questa: Lei mi insegna a dire “sì”. Quella docilità. nella serenità come nella prova, me la dà solo lei. Quando non capisco il piano di Dio e non lo accetto e la mia anima si ribella e non voglio ascoltare, se mi inginocchio di fronte a Maria, ecco lei mi insegna l’umiltà. Come una madre mi educa, e mi accompagna su una strada che da sola non sarei in grado di percorrere.
Ha ragione Anna, proviamo tutto (dallo yoga, agli antidepressivi, alla paleo dieta, a tutto quello che ci pare vagamente promettente). Provate il Rosario! Proviamo il Rosario.
Anna, come tante persone di fede viva, sa che a pregare si impara pregando e che il Rosario non è magico, ma la Madonna è onnipotente per intercessione. Ed essendo mamma come tutte le mamme è capace di accontentarsi di un mezzo sopracciglio alzato e di interpretarlo come sufficiente manifestazione d’affetto. DiamoLe il pretesto per venirci a prendere e non ci lascerà più!
Grazie Anna, la tua testimonianza così disarmata ci ha invece messo in mano l’arma più potente: con i grani che scorrono tra le dita, i misteri meditati, le preghiere rivolte al Padre, alla Madre di Dio e alla SS. Trinità, si può non solo vincere ogni battaglia ma soprattutto camminare lieti.
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