È facile additare le mancanze altrui, ma è molto più complicato guardare le nostreIn un’epoca di tweet arrabbiati, è facile deridere le imperfezioni altrui. In alcune situazioni siamo tentati di intervenire e correggere qualcuno quando ne vediamo le imperfezioni in bella vista.
Se ci sono situazioni in cui la correzione fraterna è la cosa migliore da effettuare, più spesso la nostra risposta dovrebbe essere il silenzio.
San Giovanni della Croce, ad esempio, ha scritto nelle sue Parole di Luce e d’Amore che il silenzio è spesso la chiave per la virtù:
“Ignorare le imperfezioni altrui, mantenere il silenzio e la continua comunione con Dio sradicherà grandi imperfezioni dall’anima e le farà conquistare grandi virtù”.
Ciò corrisponde alle parole di Gesù relative al giudizio degli altri:
“Col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (Matteo 7, 2-5).
In altri termini, quando vediamo le imperfezioni di qualcuno, la nostra prima risposta dovrebbe
essere guardare noi stessi e vedere se nella nostra vita c’è qualcosa che va cambiato.
Il modo più sicuro di cambiare il mondo è permettere a Dio di trasformare la nostra vita. Alla fine, saremo responsabili della nostra anima piuttosto che della nostra capacità di indicare le mancanze altrui.