Ed è famosa perché al suo ingresso si trova la celebre “Bocca della Verità”Secondo l’Eneide, il libro che racconta le avventure di Enea scritto da Virgilio, Ercole, dopo aver sconfitto Gerione, condusse i suoi buoi a pascolare sulle rive del Tevere.
Si fermò per fare un riposino senza sapere di essere controllato da Caco, un gigante metà uomo e metà satiro che sputava vortici di fuoco. Il gigante aveva la sua grotta lì vicino, sul monte Aventino, e all’ingresso appendeva sempre le teste degli uomini che divorava.
Approfittando del fatto che Ercole dormiva gli rubò due paia di buoni, tirandoli per le code, di spalle, perché non lasciassero impronte.
Svegliatosi, Ercole notò che gli mancavano alcuni buoi, li cercò senza trovarli e proseguì il suo cammino. Passando per la grotta di Caco sentì il richiamo dei buoi.
Tolse allora l’enorme pietra che chiudeva l’entrata della grotta e si gettò su Caco schivando il fuoco che gli lanciava, strangolandolo poi con le proprie mani.
In quel luogo, secondo la leggenda, la gente che viveva terrorizzata dal gigante costruì un altare in onore dell’eroe, l’“Ara Massima di Ercole Invicto”.
In quello stesso luogo secoli dopo venne costruita la basilica di Santa Maria in Cosmedin, famosa perché al suo ingresso c’è la celebre “Bocca della Verità”.
La chiesa, che come abbiamo detto venne costruita sulle rovine dell’altare dedicato a Ercole, appartiene alla Chiesa greco-cattolica melchita, perché furono i monaci greci e bizantini ad essere i primi a servirvi.
Papa Adriano I la fece rimodellare nel 782. L’antico tempio di Ercole venne distrutto, e furono costruiti tre navate e un portico. Con i resti del tempio venne adornato l’abside. Si dice che la chiesa fosse di una bellezza da essere chiamata “cosmedin”, che deriva dal greco “kosmidon”, che significa “gioiello”.
Il portico attuale è del XII secolo, come il campanile. Nel XVIII secolo vennero aggiunti elementi barocchi, eliminati nel XX per restituire alla chiesa il suo aspetto originario.
Nel 1623 venne collocata nel portico una grande maschera romana, chiamata “Bocca della Verità”.
La sagrestia ospita un prezioso frammento di mosaico dell’VIII secolo, portato lì dall’antica basilica di San Pietro. Del grande restauro del XVIII secolo restano oggi solo la Cappella del Crocifisso e il Battistero.
All’interno della basilica si trovano le reliquie di vari santi. Tra queste, quello che si crede sia il cranio di San Valentino, anche se non si tratta del patrono degli innamorati venerato il 14 febbraio, ma di un omonimo.