Scritta mentre era in prigione nel 1534, sembra proprio quello di cui abbiamo bisogno oggiQuando San Tommaso Moro è stato imprigionato nella Torre di Londra, nel 1534, ha scritto una serie di riflessioni-meditazioni, obiettivi per la sua anima mentre soffriva per la separazione da famiglia, amici e libertà.
Nell’epoca divisa e polemica in cui viviamo, tante preghiere di quel santo prigioniero dovrebbero essere le nostre:
Donami la Tua grazia, buon Signore, per cancellare il mondo e concentrare la mia mente su di Te, per non dipendere da ciò che dice la bocca degli uomini.
Per essere felice di stare solo. Per non aspirare alla compagnia mondana, fino a tagliare fuori a poco a poco il mondo e liberare la mia mente da tutto ciò che lo riguarda. Per non voler ascoltare più alcuna cosa mondana, facendo sì che sentire le fantasie del mondo possa risultarmi sgradito.
Per pensare con gioia a Dio, invocando con pietà il Suo aiuto, per contare sul conforto divino, per lavorare alacremente per amarLo.
Per conoscere la mia viltà e la mia miseria, per umiliarmi sotto la potente mano di Dio, per dolermi per i miei peccati passati per poterli emendare, per soffrire con pazienza le avversità. Per portare qui il mio purgatorio con letizia. Per essere gioioso nelle tribolazioni, per percorrere la via stretta che porta alla vita. Per portare la croce con Cristo, di non dimenticare la morte. Per avere sempre davanti agli occhi la mia morte, che è sempre a portata di mano; per far sì che la morte non mi sia estranea; per prevedere e considerare il fuoco eterno dell’inferno; per pregare per il perdono prima che arrivi il Giudice.
Per avere continuamente in mente la passione che Cristo ha sofferto per me; per rendergli grazie per i Suoi incessanti benefici.
Per recuperare il tempo perduto. Per astenermi da confabulazioni vane. Per evitare la leggerezza sciocca, tagliando i motivi di ricreazione non necessari. Per vedere la perdita di cose, amici, libertà e vita terreni come se fosse niente per la vittoria di Cristo.
Per pensare che i miei nemici siano i miei migliori amici, perché i fratelli di Giuseppe non avrebbero mai potuto fargli tanto bene con il loro amore e il loro favore quanto gliene hanno fatto con la malizia e l’odio.
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