Da Roma a Compostela: una mappa dei luoghi dove sono sepolti. Dei resti di due apostoli, invece, non c'è traccia
Da Roma a Compostela: una mappa dei luoghi dove sono sepolti. Dei resti di due apostoli, invece, non c’è traccia
Da Compostela a Salerno , da Roma a Efeso: sapete dove si trovano le tombe dei 12 apostoli ? Dove sono collocate le loro reliquie? Il portale Finestra sull’arte (10 novembre ) ricorda che i luoghi degli apostoli sono sparsi in tutto il mondo, e solo alcuni sono concentrati in Italia o in Galilea, dove sono vissuti.
In effetti la diaspora degli apostoli ha dato adito a molte leggende e studi per ricostruire la storia dei loro resti. Ecco una mappatura attendibile di dove sono collocate tombe e reliquie dei corpi.
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ANDREA – Patrasso, Basilica di Sant’Andrea. Il cosiddetto protocletos, ovvero “chiamato per primo” (sant’Andrea e Pietro, suo fratello, furono infatti, assieme, i primi apostoli chiamati da Cristo), secondo la tradizione subì il martirio sotto Nerone, pochi anni prima di Pietro, e anch’egli per crocifissione (sulla celeberrima croce decussata, ovvero a forma di X, per questa ragione nota anche come “croce di sant’Andrea”). Il martirio avvenne a Patrasso, in Grecia.
La storia delle reliquie di sant’Andrea è particolarmente tribolata: il teschio fu portato nella basilica di Patrasso (in foto) nel 1964 da Roma. Nello stesso anno la mandibola, fino ad allora custodita a Pienza, in Val d’Orcia, fu anch’essa inviata a Patrasso, mentre alcune porzioni della croce arrivarono nel 1980. Altre reliquie si trovano sparse in diverse parti del mondo (una mano, per esempio, sarebbe conservata nella Cattedrale di Sarzana, città il cui patrono è proprio sant’Andrea). Anche la chiesa di San Francesco a Città di Castello conserverebbe un frammento di osso.
BARTOLOMEO – Benevento, Basilica di San Bartolomeo. La leggenda vuole che le reliquie di san Bartolomeo, che subì il martirio scuoiato vivo in un luogo non precisato dell’Oriente (probabilmente crocifisso o decapitato ad Albanopoli in Armenia), comparvero nel VI secolo a Lipari. In qualche modo sarebbero giunte a Benevento, dove sono attestate circa trecento anni dopo.
Nel 983, l’imperatore Ottone II di Sassonia avrebbe chiesto ai beneventani le reliquie del santo, ma gli abitanti della città gli avrebbero rifilato delle reliquie finte, in seguito poste nella basilica di San Bartolomeo all’Isola, a Roma. Quelle originali resterebbero nella chiesa a lui dedicata nel capoluogo sannita (in foto).
FILIPPO – Ierapoli, Martyrion di san Filippo. San Filippo avrebbe condotto la sua opera di predicazione a Ierapoli, nella Frigia, luogo nel quale avrebbe anche subito il martirio, anch’egli per crocifissione (la tradizione lo vuole però inchiodato a un albero e non a una croce). L’antica città, oggi uno dei siti archeologici più visitati della Turchia, vedeva la presenza di un martyrion, ovvero una basilica bizantina dedicata a un martire.
Le rovine dell’edificio sono state scoperte nel 2011 da un team di archeologi dell’Università di Lecce, che. sulla base di iscrizioni ritrovate nel sito, ha riportato alla luce quella che un tempo era ritenuta la tomba di san Filippo. Non c’è traccia, però, del corpo del santo.
GIACOMO MAGGIORE – Santiago di Compostela, Basilica di San Giacomo di Compostela. Dopo la Basilica di San Pietro è forse il più famoso tempio dedicato a un apostolo: secondo la leggenda, dopo il martirio subito per decapitazione, avvenuto a Gerusalemme sotto il regno di Erode Agrippa (così dicono gli Atti degli Apostoli), il corpo di Giacomo di Zebedeo (detto “Maggiore” per distinguerlo dall’altro Giacomo apostolo di Gesù) sarebbe stato portato dai discepoli in Galizia.
Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell’anno 830 dall’anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell’Apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae (“campo della stella”) dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia.
GIACOMO MINORE – Roma, Basilica dei Santi Apostoli. Quello di Giacomo d’Alfeo, noto come Giacomo Minore per distinguerlo dal san Giacomo venerato a Santiago di Compostela, è un altro dei casi di reliquie contese.
La tradizione cattolica lo vuole infatti sepolto nella Basilica dei Santi Apostoli di Roma, mentre secondo la tradizione della Chiesa apostolica armena il corpo del santo riposa nella Cattedrale di San Giacomo a Gerusalemme. Inoltre, la tradizione cattolica vuole che nella basilica romana, oltre ai resti di Giacomo Minore, ci siano anche alcune reliquie di san Filippo.
GIOVANNI – Efeso, Basilica di San Giovanni (in rovina). Secondo la tradizione cristiana, san Giovanni, apostolo ed evangelista, fu l’unico dei dodici a morire per cause naturali: la sua scomparsa si fa risalire agli anni dell’imperatore Traiano e sarebbe avvenuta ad Efeso, in Asia minore. Qui, nel IV secolo, venne costruito un primo tempio a lui dedicato, che già duecento anni più tardi versava in stato di abbandono.
Così, nel VI secolo, l’imperatore Giustiniano fece costruire una nuova, imponente basilica dedicata al santo: dell’edificio, tuttavia, oggi non rimangono che rovine. Non c’è traccia del corpo del santo.
MATTEO – Salerno, Cattedrale. Anche le origini del culto di san Matteo si perdono nella leggenda: il santo apostolo ed evangelista avrebbe subito il martirio in Etiopia, ucciso da un sicario mentre celebrava una messa. Le reliquie sarebbero in qualche modo giunte in Lucania nel V secolo: ritrovate dopo qualche secolo da un monaco di nome Atanasio, se ne perdono di nuovo le notizie fino al 954, anno in cui le reliquie furono ancora rinvenute, sempre in Lucania, e quindi trasportate a Salerno, dove oggi sono conservate.
Per la precisione, i resti del santo si trovano nella meravigliosa cripta della Cattedrale, costruita a partire dal XI secolo e poi ampiamente rimaneggiata nei secoli successivi.
MATTIA – Padova, Basilica di Santa Giustina. Pare sia stato martirizzato mediante lapidazione a Gerusalemme, e che le sue reliquie sarebbero state trasportate a Roma da sant’Elena imperatrice.
Parte di queste reliquie sarebbero state poi portate nell’abbazia di Santa Giustina a Padova, in foto, dove tuttora si trovano (ma altre sarebbero invece custodite nell’abbazia di San Mattia a Treviri, in Germania).
PIETRO – Roma, Basilica di San Pietro. in Vaticano Il luogo di sepoltura del discepolo che Gesù indicò come maestro degli altri apostoli e come “pietra” sulla quale sarebbe stata fondata la Chiesa, com’è noto, è la basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, il principale tempio della cristianità.
La basilica è costruita su quello che la tradizione cristiana identifica come il luogo di sepoltura di san Pietro (l’apostolo avrebbe subito il martirio sotto l’imperatore Nerone, crocifisso a testa in giù per suo stesso volere).
SIMONE ZELOTA e GIUDA TADDEO – Roma, Basilica di San Pietro. Stando alle leggende, i due santi si sarebbero incontrati, a distanza di tempo, in Persia, dove avrebbero condotto assieme la loro opera di evangelizzazione. Furono entrambi martirizzati mediante lapidazione (e Giuda Taddeo sarebbe stato finito con un’ascia o una lancia, poi divenuta suo attributo iconografico) e le reliquie a loro attribuite, sono conservate nella Basilica di San Pietro a Roma.
Il santo sarebbe stato ucciso nel corso della sua predicazione in India, e dal momento del martirio (avvenuto con colpi di spada o lancia) in avanti, le leggende sono diverse: quella “ortonese” vuole che le reliquie siano state rubate da alcuni abitanti della città abruzzese nel 1258, dall’isola greca di Chio dove si trovavano all’epoca, ma ci sono anche storie che vogliono alcune reliquie di san Tommaso conservate a Chennai, in India (nella foto la basilica di Ortona).
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L’elenco dei dodici viene riportato quattro volte nei Vangeli sinottici e nel libro degli Atti. Nella disposizione dei nomi dei quattro elenchi ci sono delle variazioni. Si nota sempre il nome di Pietro per primo e quello di Giuda per ultimo. L’apostolo Simone viene distinto dall’omonimo Simone Pietro, nel Vangelo di Matteo con il nome di Cananeo. Questo appellativo Cananeo deriva dalla parola aramaica “qanana”, tradotta dal greco “cananoios” e significa zelante, ossia zelota, e non vuole dire che apparteneva al partito degli zeloti, farisei che si opponevano al dominio dei romani anche con le armi.
Gli apostoli appartenevano al ceto sociale che si può paragonare al nostro piccolo commerciante o modesto impiegato. Le loro condizioni di vita permettevano di astenersi dal lavoro anche per molti giorni di seguito.
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