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I bambini sono naturalmente religiosi?

LITTLE, GIRL, PRAYING
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Esteban Pittaro - pubblicato il 25/10/19
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Un professore statunitense condivide i risultati della sua ricerca sul temaIl Catechismo della Chiesa Cattolica dice una cosa su cui la letteratura specifica e altre discipline concordano: l’uomo è un essere religioso, con la tendenza a credere e a cercare di relazionarsi con un essere trascendente che non può vedere ma che è collegato alla sua origine.

Come anche la Chiesa riconosce, gli adulti di oggi non sembrano preoccuparsi molto della dimensione religiosa della vita – almeno non molti di loro, soprattutto in ambiente urbano. E i bambini? Sono aperti al trascendente anche quando i loro genitori sembrano negarne l’esistenza?

Il Centro Ian Ramsey di Scienza e Religione, dell’Università di Oxford, ha condiviso sul suo sito e su YouTube una serie di video intitolata Explorations. In uno di questi, Justin Barrett, docente di Psicologia e coordinatore del programma di dottorato in Scienze Psicologiche del Dipartimento di Psicologia Dottorale del Fuller Theological Seminary, uno dei fondatori nel campo delle scienze cognitive della religione, conferma che i bambini sono naturalmente religiosi.


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Barrett, autore del libro Born Believers, spiega che in vari Paesi, continenti e culture di tutto il mondo sono stati realizzati molti studi sulle convinzioni religiose dei bambini. In tutti, osserva, “assistiamo a uno standard emergente. A livello più ampio è davvero notevole: i bambini sembrano avere un’apertura reale e una grande ricettività nei confronti delle convinzioni religiose”. Ciò si applica ai bambini in generale, non solo quelli cresciuti in famiglie religiose.

Barrett spiega che “anche i bambini allevati da genitori non religiosi mostrano in genere una sorta di pensiero religioso, a volte per la vergogna o la delusione dei genitori”.

Di fatto, a suo avviso è sorprendente come i bambini siano “davvero ansiosi di pensare a dèi di diversi tipi, di pregare e coinvolgersi in rituali”, e questo porta alla domanda ovvia: “Perché?” La risposta è che questo comportamento è radicato nella natura curiosa dei bambini.

“Quando i bambini hanno tre o quattro anni, già guardano il mondo naturale. Vedono montagne, alberi, fiumi e animali e pensano che abbiano uno scopo, che siano qui per qualche ragione, e allora iniziano a chiedersi: ‘Ma chi li ha creati? Perché hanno quei motivi, quei propositi?’”


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I bambini imparano molto presto che gli esseri umani non possono fabbricare gli animali o qualsiasi altra cosa del mondo naturale che ci circonda. Per questo, concludono che debbano esserci uno o più esseri superiori rispetto agli umani, esseri responsabili della creazione.

Secondo Barrett, “i bambini hanno la tendenza ad assumere che tutti gli altri esseri possibili, dèi, abbiano superconoscenze, siano superpercettivi e probabilmente anche immortali; continueranno a vivere per sempre”.

In altre parole, i bambini sono una prova vivente delle parole di San Paolo ai Romani: “Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità” (Romani 1, 20).


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Barrett è uno dei docenti dell’Università di Oxford che hanno guidato alcuni anni fa un progetto di collaborazione che ha coinvolto 57 accademici di 20 Paesi del mondo. Tra le altre cose, hanno concluso che i processi del pensiero umano sono radicati in concetti religiosi, e che le persone che vivono nelle città di Paesi molto sviluppati hanno meno probabilità di avere convinzioni religiose rispetto alle persone che vivono in ambienti più rurali.

Qui il video.

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