Tutti siamo intimoriti dalla morte, perché abbiamo sempre paura di ciò che non conosciamo. Bisogna farsi trovare pronti ad accogliere Chi ci invita alla parte più intima e bella della festa.In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;
siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». (Luca 12,35-38)
“Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa”. È davvero suggestiva questa similitudine che Gesù usa per indicare un atteggiamento esistenziale che ogni credente dovrebbe avere. Essere pronti davanti alla morte alla stessa maniera di come si è pronti ad accogliere la parte più bella e intima di un giorno di festa. La prima notte di nozze è il capitolo più intimo di un giorno tutto speso nella gioia e nei festeggiamenti. La morte è un fatto molto personale, eppure non deve essere abitato dalla paura ma dall’attesa.
“Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!”. Bisogna arrivare alla morte mentre si è ancora esistenzialmente vivi. Bisogna farsi trovare pronti, aprire la porta, accogliere, e lasciarsi stupire dal fatto che chi nel cuore della notte della sua vita viene trovato così pronto, allora vedrà davanti a sé un capovolgimento di scena. Sarà il padrone a servire te. In fin dei conti che cos’è la vita eterna se non lo stupore di vedere Dio che si dona inaspettatamente a noi povere creature? Eppure tutti siamo intimoriti dalla morte, perché abbiamo sempre paura di ciò che non conosciamo. Gesù è venuto nel mondo per riempire di fiducia ciò che per noi è buio. La Sua presenza è ciò che fa la differenza. Rimanere svegli per un cristiano significa rimanere in una relazione con Cristo ad occhi aperti, senza abituarsi fino al punto da assopirci, da non farlo essere più decisivo. Ma questo è anche il segreto della fedeltà, dell’amore, di una vocazione riuscita: abituarsi è mettersi nella condizione di morte. E l’unica maniera che abbiamo per non abituarci è decidere di rimanere desti a ciò che conta. L’uomo lasciato a sé stesso si addormenta. Credere è lottare a rimanere svegli a ciò che conta.
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