Una intensa testimonianza di verità e amore per la vita, quella dei figli veri, così come ci sono donati. Nel dolore e nella fatica spesso insostenibile, in questa famiglia ha sempre prevalso l’amore per Moreno, reso disabile da gravissime sofferenze da parto. Come società, invece, è urgente che ci facciamo una domanda: perché abbandonare queste famiglie? Perché aggiungere peso a peso? Non sappiamo più quale ricchezza ci stiamo perdendo…di Myriam Frieri
Il 2 Novembre 1985 nasceva Moreno, il mio primo figlio.
Il parto era stato fortemente distocico e, per la posizione posteriore del vertice, il piccolo nacque, con l’applicazione della ventosa, dopo circa 2 ore di travaglio.
Le sue condizioni apparvero subito molto gravi, fu rianimato due volte e finì in terapia intensiva. Io e mio marito non l’avevamo ancora visto e già lo amavamo intensamente, era nostro, era parte di noi e pregavamo per lui. Quando dopo un mese e mezzo riuscimmo a portarlo a casa la nostra gioia fu incontenibile.
Non sapevamo quello che ci aspettava.
Sono stati anni durissimi, al limite della sopportazione umana, eravamo allo stremo delle forze fisiche e psichiche, ma mai, neanche per una frazione di secondo, abbiamo pensato di abbandonarlo: piuttosto saremmo morti con lui.
Era tetraplegico, bisognava nutrirlo con una siringa, tenerlo molto tempo in braccio, spesso notti intere. Vomitava spesso e assumeva antiepilettici.
Con il suo pianto ci chiedeva aiuto e il nostro cuore andava in frantumi per questo piccolo per cui avevamo fatto tanti progetti.
Abbiamo avuto altri due figli e anche loro lo hanno amato molto, nonostante la tenera età, tanto che una volta, dopo la sua morte, li sentii dire: “Com’era bello quando c’era anche Moreno!” (Quale testimonianza più grande di amore, che supera tutte le barriere?)
Col senno di poi avremmo fatto ancora di più per lui, soprattutto meglio. Purtroppo eravamo stremati e amici e parenti ci avevano quasi abbandonato. Moreno è vissuto solo tredici anni e mezzo; alcuni hanno pensato che finalmente avremmo potuto goderci un po’ la vita. Ma la nostra vita era completa con lui, era lui.
Leggi anche:
Sono mamma di 4 figli, uno disabile gravissimo. Quale speranza ci sostiene?
Abbiamo fatto un corso accelerato sul significato vero dell’esistenza umana. La nostra scala di valori oggi è un po’ diversa da quella della maggior parte della gente, che corre dietro a carriera e divertimenti, che lasciano il tempo che trovano. Ho chiesto più volte a Dio un miracolo per mio figlio, ma per la ricchezza che ci ha lasciato nell’anima, so che il più grande miracolo è stato lui.
L’amore che ti lascio
portalo con te,
quando salirai nell’azzurro più intenso,
quando vedrai il mondo da lontano
e il ricordo di me sarà più pallido.
Va’,
il tuo posto è tra gli angeli,
ma l’amore che ti lascio,
portalo con te.
Leggi anche:
Come guarda Dio i nostri figli disabili?
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG UNIVERSITARI PER LA VITA