Dal 2007 l’indice per il nostro Paese cola a picco verso il basso. Ecco come è stato misurato
Analizzando i testi di libri e giornali del passato, un team di ricercatori ha sviluppato un indice della felicità nel tempo in Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti
Libri e giornali del passato possono dirci quanto il mondo era felice. L’intuizione è di un gruppo di ricercatori delle università di Warwick a Glasgow (Scozia) e dell’Alan Turing Institute di Londra che, attingendo a principi della psicologia e applicando tecniche come la sentiment analysis ai testi, hanno sviluppato un indice che ha permesso di risalire ai livelli di felicità della popolazione di oltre 200 anni fa. Lo studio, pubblicato su Nature Human Behaviour, potrebbe aiutare i governi attuali a fare politiche migliori, volte alla crescita e al benessere.
Google Books
Lo studio si è concentrato su letteratura, riviste e giornali pubblicati tra il 1820 e il 2009 in quattro Paesi: Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Italia. I ricercatori hanno analizzato milioni di testi – la fonte principale è stato l’archivio di Google Libri, che da solo contiene il 6% di tutti i volumi mai pubblicati – alla ricerca di parole che indicassero sentimenti positivi e negativi, rifacendosi a teorie psicologiche per cui uno scritto svela molto sullo stato della persona che lo produce.
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I picchi positivi e negativi
Se consideriamo il nostro Paese, i picchi negativi di felicità si sono registrati in corrispondenza del periodo in cui si realizzava l‘unità d’Italia, e poi durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, fino al crollo del 2007 con l’avvento della crisi economica.
«Osservando i dati italiani, è interessante notare un lento ma costante declino negli anni del fascismo e un drammatico declino negli anni successivi l’ultima crisi», spiega l’economista italiano Eugenio Proto, che lavora all’Università britannica di Glasgow e ha partecipato allo studio (Wired.it, 15 ottobre).
La soddisfazione delle persone tra passato e presente
«Il nostro – prosegue Proto – è il primo studio di questo tipo ed è un passo importante per comprendere la soddisfazione delle persone nel passato. Noi abbiamo fornito uno strumento, adesso tocca agli storici e ai sociologi interpretarlo, per collegare il benessere soggettivo con i fatti accaduti nei periodi analizzati».
La storia dell’umore nazionale, oltre «a far capire meglio un Paese», secondo Proto, «aiuta i governi a progettare le politiche per il benessere» (Avvenire, 12 ottobre).
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