Ero di pessimo umore. Stanca, fisicamente ed emozionalmente. Decido di fare una passeggiata-pellegrinaggio e dopo poco comincio a sentire la trascendenza che mi avvolge.Ero di pessimo umore. Stanca, fisicamente ed emozionalmente; svuotata, affaticata da situazioni e discorsi che si impilano l’uno sull’altro, e che vanno, tutti, a rimestare vecchie ferite e punti deboli dell’anima.
Volevo studiare per un po’ un brano del mio amato Schubert: brano per me nuovo, che ha ancora il sapore dell’inesplorato, del terreno vergine in cui avventurarsi per incantarsi davanti a meraviglie sempre nuove. Neppure questo: la sala del pianoforte è chiusa a chiave, e non c’è la persona a cui chiedere le chiavi.
Pace. Decido di fare una passeggiata-pellegrinaggio, sul sentiero collinare disseminato delle cappelle del Sacro Monte di Crea. Di per sé, lo confesso, intravedere le sagome delle statue nell’ombra del crepuscolo mi inquieta un po’; getto solo un breve sguardo alle immagini senza soffermarmi. Mentre cammino, le parole della preghiera si sovrappongono alle note di Schubert che mi frullano nella mente. Ho ancora in mano lo spartito che volevo studiare: me lo tengo davanti al busto, tra le braccia conserte, come se mi scaldasse il cuore. Mi fa piacere che ci sia Schubert – le sue note, pensate nel cuore e scritte sullo spartito – ad accompagnarmi in questo strano e insolito pellegrinaggio.
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È solo discendendo dalla cappella più alta, quella del “Paradiso”, che comincio a sentire la trascendenza che mi avvolge, davanti alla quale le mie meschine sofferenze (segno più che altro di un ego molto attivo…) trascolorano nella pace.
Non ho mai amato molto l’autunno, ma qui è diverso: le foglie degli alberi sono orlate d’oro, e le colline del Monferrato, rigate da vigne cariche d’uva in prossimità della vendemmia, sono soffuse di una lievissima bruma che le fa apparire dipinte.
Il paesaggio sonoro è immenso, l’orizzonte acustico è apparentemente sconfinato: lo delimitano i rintocchi delle campane dei diversi villaggi che, come in un canone a più voci, si danno il cambio nel suonare le ore. Dietro a me, ogni tanto, il tonfo di una castagna sul tappeto di foglie secche è la voce del bosco che mi accompagna.
Mentre i miei passi si fanno più lenti e attenti ai suoni che mi circondano, finalmente sento che la bellezza della musica non mi può essere tolta, e che quel Cristo raffigurato in statue scrostate ed un po’ sinistre è in realtà Colui che si accosta e cammina con me. E torna la pace.
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