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“Mamme, smettete di dire che non avete latte!”: quanti falsi miti sull’allattamento!

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 08/10/19
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In meno del 5% dei casi si assiste ad una effettiva mancanza di latte: il forte richiamo della pediatria sullo straordinario valore del latte materno per la salute fisica e psichica del bambino.Si è appena conclusa la settimana mondiale per l’allattamento materno e sull’Huffington post è apparso un articolo molto interessante a firma di Ilaria Betti che attraverso l’esperienza del pediatra e neonatolgo Gerardo Chirichiello, Presidente dell’AICPAM, l’Associazione Italiana Consulenti Professionali in Allattamento Materno, sottolinea come le madri siano oggi non solo poco informate e supportate, ma anche piene di convinzioni errate circa l’allattamento. Molti fattori oggi congiurano, potenziandosi vicendevolmente, nello scoraggiare le neomamme ad allattare al seno, e preferire il ricorso al latte artificiale. Il pediatra passa in rassegna tutti questi elementi negativi, cercando di sfatare miti fasulli, per riaffermare gli straordinari vantaggi del latte materno.

Le mamme non sono informate sulle modalità di attaccamento al seno e la cura dei capezzoli

Il primo ostacolo, afferma il pediatra, proviene dalla scarsa informazione della neomamma circa le modalità di attaccamento del bimbo al seno, la periodicità, il modo di trattare il dolore ai capezzoli o un temporaneo ingorgo. Informazioni che probabilmente dovrebbero essere fornite durante il corso di preparazione al parto, per rassicurare la mamma e rispondere a tutti i suoi quesiti.

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“Avrò abbastanza latte?”

Poi c’è il dubbio principe: avrò latte a sufficienza? sarà di buona qualità? Molte di esse nei primi giorni dopo il parto si convincono di non averne proprio o in quantità trascurabile ma, come sottolinea il pediatra, la produzione del latte avviene secondo un principio molto semplice: più il seno viene stimolato con la suzione, più sarà in grado di offrire latte. Più il neonato viene attaccato ogni qual volta segnala di avere fame, più riceverà il prezioso nutrimento nel modo giusto e nella adeguata quantità.

Quello che molte mamme faticano a capire è che tutte hanno il latte. Le donne sono mammiferi e come tali sono ‘progettate’ per allattare il proprio cucciolo. Nonostante ciò, negli studi e nelle varie inchieste, quando si chiede alle madri perché non abbiano allattato al seno, la risposta più comune è sempre la stessa: ‘Perché non avevo latte’ (Huffpost.it).



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In meno del 5% dei casi c’è una effettiva mancanza di latte

Quindi è assurdo sentire dire così tante di loro che non avevano latte per giustificare il ricorso al prodotto artificiale. In meno del 5% dei casi si assiste ad una effettiva mancanza di latte, vuoi per rare problematiche anatomiche – come un insufficiente sviluppo della ghiandola mammaria in età puberale – o per malattie che colpiscono l’ipofisi, la ghiandola che sovraintende alla produzione di prolattina, l’ormone principale che stimola la lattazione.
In tutte le restanti situazioni il problema deriva da una madre, lasciata sola e piena di incertezze, insufficientemente sostenuta dalle figure sanitarie che le sono fisicamente accanto, dalle ostetriche al neonatologo-pediatra, e dagli stessi familiari.

Invece di sostenere la mamma è più semplice consigliare il latte artificiale

Invece che impiegare il tempo necessario accanto alle mamme per consigliarle ed aiutarle, contenendo la loro ansia, è più semplice orientarle a ricorrere alla miracolosa aggiunta. A molte di esse in ospedale non viene nemmeno insegnato come spremere il seno per evitare ingorghi o come usare correttamente il tiralatte, a causa dell’imperante retro-pensiero che in caso di problemi c’è sempre la panacea del latte artificiale. Convinzione che viene rinforzata ascoltando i discorsi altre madri che si sbracciano nel sottolineare come i loro figli, allattati artificialmente, siano cresciuti magnificamente, sani, forti ed intelligenti.

I benefici straordinari del latte materno

Al contrario, come dichiara il dott. Chirichiello, l’allattamento al seno comporta benefici imparagonabili: è altamente digeribile – e questo dà conto del motivo per cui i neonati a cui provvede la mamma abbiano bisogno di essere attaccati più frequentemente – riduce il rischio di coliche gassose, è equilibrato e “tarato” per le esigenze nutrizionali del bambino, rinforza le difese immunitarie, riduce il rischio di morti improvvise in culla, favorisce l’armonico sviluppo di mandibola e mascella, e di conseguenza un corretto posizionamento dei denti. Inoltre è a costo zero e non c’è rischio di sprechi.



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Mentre il latte artificiale…

Il latte artificiale è costoso, più pesante da digerire, con maggiori quantità proteiche, può stimolare una crescita troppo rapida e aumentare il rischio di presentare più in avanti tutte le patologie connesse ad una alimentazione incongrua come il diabete di tipo 2.

L’allattamento crea un legame profondo

Ma il valore aggiunto più importante è quello psicologico relativo alla relazione madre-bambino: il latte materno significa calore, contatto, odore della nutrice, in una parola: affetto attraverso il corpo che si dona e riceve in una straordinaria reciprocità. Una madre che allatta struttura un legame profondo con il figlio, sviluppa una maggiore sensibilità per i suoi richiami e bisogni, influenzandone positivamente lo sviluppo emotivo nel tempo.

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I falsi miti

Purtroppo intorno al latte materno circola tutta una serie di falsi miti: come il dover nutrirsi di brodo per aumentarne la produzione o che con il tempo diventi di fatto acqua, mentre al secondo anno mantiene ancora un alto potere immunitario difendendo il piccolo dalle malattie che di solito si contraggono in quel periodo. Poi ci sono ancora coloro che avversano il cosiddetto allattamento a richiesta che prevede che il bambino venga attaccato al seno tutte le volte che ne reclami il bisogno per fame o anche solo per ricevere coccole.

Lo schema che impone un orario, allattare ogni tre ore precise, dieci minuti da un lato e dieci minuti dall’altro, è anch’esso figlio di una mancanza di conoscenza. Quando il bambino è attaccato al seno beve, nell’arco dei primi dieci minuti, il latte più leggero. Se continua a ciucciare, invece, riuscirà ad assumere il giusto quantitativo di grassi. Inoltre è stando attaccato che stimola la produzione del latte (Ibidem).

Tutte queste convinzioni e consigli sbagliati portano ad un unico risultato, conclude il pediatra: “la perdita del latte materno con conseguenze in un certo senso disastrose per tutta la società”,
travalicando il ristretto ambito familiare per riverberarsi sull’intera comunità.



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