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La suora portoghese uccisa per aver resistito a uno stupro potrebbe essere beatificata

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Aleteia - pubblicato il 04/10/19
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Tre giorni prima di essere assassinata aveva concesso un’intervista parlando del suo amore per la vocazione e la castitàLa Congregazione vaticana delle Cause dei Santi ha spinto le religiose Serve di Maria Ministre degli Infermi ad avviare il processo di raccolta di informazioni, insieme alla diocesi portoghese di Porto, per l’eventuale processo di beatificazione di suor Maria Antónia Pinho, assassinata il mese scorso per aver resistito a un tentativo di stupro.

Secondo il sito CM TV, madre Inês Flores Vasques, superiora della comunità religiosa, ha affermato che è ancora presto per pensare al processo, ma ha sottolineato che suor Antónia è stata uccisa nel pieno svolgimento della sua missione.

Un crimine codardo

Maria Antónia Pinho, di 61 anni, era affettuosamente chiamata suor Tona. È stata trovata morta l’8 settembre, con tracce di violenza sessuale e asfissia, in casa dell’ex carcerato Alfredo Santos. La suora gli avrebbe dato un passaggio perché è figlio di una signora che accompagnava, visto che lavorava con malati e anziani.

Come presunto ringraziamento, Alfredo avrebbe offerto a suor Tona un caffè, e poi avrebbe cercato di violentarla ricorrendo a un colpo in cui la vittima subisce lo strangolamento. Secondo la polizia, che ha arrestato Santos il giorno stesso, sarebbe stato questo a provocare la morte della religiosa, che ha resistito al tentativo di stupro. Dopo il colpo, l’assassino l’ha gettata sul letto e l’ha violentata.

Dipendente chimico, Santos era in libertà condizionata da tre mesi. Aveva scontato parzialmente la condanna a 16 anni di carcere per due stupri. Il mese prima dell’assassinio di suor Tona aveva cercato di violentare una ragazza di 20 anni.

Una suora fedele

Suor Tona era infermiera, e si trovava nella città di São João da Madeira per prendersi cura della madre. In un’intervista concessa al quotidiano O Regional tre giorni prima di essere uccisa aveva parlato della sua vocazione e testimoniato che aveva sempre saputo che quella era la sua chiamata:

“Non ho mai dubitato. Da quanto mi ricordo, ho avuto sempre il desiderio di aiutare i malati. Sapevo solo che volevo diventare suora e che sarebbe stato per sempre”.

La religiosa aveva parlato anche della castità, virtù che definiva come un dono di Dio. A intervistarla era stato il giornalista António Gomes Costa, che ha detto di lei al sito Contacto:

“Suor Tona sorrideva sempre. La ricorderò sempre così. Il suo sguardo non nascondeva la passione l’amore per una scelta fatta quarant’anni prima”.

La religiosa era anche chiamata “Freira Radical” (Suora Radicale) perché si spostava in moto, visto che questo mezzo di trasporto facilitava molto le sue visite ai malati.

ANTONIA PINHO

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