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Pakistan: parla una ragazza cristiana vittima della tratta di esseri umani

PAKISTAN; HUMAN TRAFFICKING
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Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 26/09/19
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Mehak Parvez si è sposata con l’inganno con un cittadino cinese e ha subìto abusi da parte del marito, ma è riuscita a scappare. Altre non sono così fortunateIn Pakistan i matrimoni combinati sono una pratica comune. I trafficanti di esseri umani usano spesso questo costume per farsi passare per sensali per conto di uomini cinesi. Attirano ragazze cristiane – e le loro famiglie, spesso molto povere – con la promessa di un futuro sicuro e un marito che offrirà loro ogni tipo di lusso.

Non appena le ragazze si sposano e si trasferiscono in Cina, però, vengono esposte ad abusi gravi e ripetuti e alla perdita della loro indipendenza. Per un certo periodo anche Mehak Parvez ha vissuto così, ma poi è riuscita a fuggire. Ha raccontato la sua storia alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

“Mi chiamo Mehak Parvez. Sono nata nella provincia pakistana del Punjab e lavoro come estetista a Islamabad. Sono tornata a casa per assistere alle nozze di mia cugina. Si è sposata con un cinese; al matrimonio hanno assistito molti cinesi. Sono piaciuta a un cinese, che mi ha chiesto della mia famiglia. Mi ha detto che aveva fatto sposare degli uomini cinesi con ragazze cristiane pakistane. In seguito mi ha chiamata per parlare di possibili pretendenti.

La mia famiglia ha invitato lui e altri tre uomini cinesi; il sensale mi ha detto che avrei potuto scegliere uno di loro e sposarmi con lui. Ha detto che i tre avevano una posizione economica stabile e che sarebbero tornati in Cina dopo le nozze. Ha promesso a me e alla mia famiglia che i nostri sogni più ambiziosi sarebbero diventati realtà.

Una volta che ho espresso il mio interesse è stato tutto molto rapido. La mia famiglia ha chiesto un mese di preparativi, ma il sensale ha insistito nel dire che non era necessario, e il matrimonio è stato pianificato in due giorni. È stato celebrato il 19 novembre 2018 a Faisalabad; mio marito ed io ci siamo trasferiti a Lahore, dove altri otto cinesi vivevano con le loro mogli.

Mi sono resa subito conto che qualcosa non quadrava. Anche se il sensale mi aveva detto che mio marito era cristiano, non l’ho mai visto pregare o leggere la Bibbia. Non mi dava denaro per fare la spesa, e spesso mi picchiava. Ha anche confessato di aver solo finto di essere cristiano perché mi sposassi con lui.

Dopo un po’ di tempo mi sono messa in contatto con delle ragazze che avevano sposato uomini cinesi e vivevano in Cina. Mi sono unita al loro gruppo di WhatsApp e mi son resa conto che circa 1.200 ragazze cristiane erano state attirate al matrimonio e venivano trattate in modo disumano dai loro mariti. Di quelle considerate belle si abusava sessualmente, mentre quelle ritenute normali o brutte venivano sostituite.

Non appena mi hanno detto questo sono scappata e mi sono messa in contatto con un attivista per i diritti umani di nome Saleem Iqbal. Saleem richiama l’attenzione di mezzi di comunicazione, agenzie governative e forze di sicurezza su casi come il mio. Grazie ai suoi sforzi, il sensale e i suoi complici sono stati arrestati: 15 cittadini cinesi, tra cui una donna, sono stati accusati di traffico di esseri umani. È però importante ricordare le tante ragazze che sono ancora in Cina e aspettano il nostro aiuto”.

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