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Yvan Sagnet, il Gesù nero de “Il Nuovo Vangelo”: vi spiego perché mi hanno scelto

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 24/09/19
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L’ingegnere-attore, in passato in prima linea per la lotta contro il caporalato, spiega: “Gesù era una sorta di attivista, uno che si batteva per la giustizia. Anche io sono così”

Un Gesù Cristo di colore, nato in Camerun e laureatosi in Ingegneria al Policlinico di Torino. Stiamo parlando di Yvan Sagnet, noto per aver guidato le proteste contro il capolarato in Italia: un gesto che gli è valso la nomina a Cavaliere della Repubblica dal capo di Stato Sergio Mattarella.

Ora il 34enne è pronto a vivere una nuova esperienza poichè sarà lui a interpretare Cristo nel documentario “Il nuovo Vangelo”, un film di denuncia, diretto dal regista romeno Milo Rau.

«Ho accettato subito», spiega Sagnet in una lunga intervista ai microfoni del Corriere della Sera, sottolineando che nell’analisi del cineasta «Gesù era una sorta di attivista, uno che si batteva per la giustizia. E ha voluto prendere me per il ruolo, perché io sono così. Lo stesso è avvenuto per i discepoli».



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“Gesù non ha temuto la morte

“Il nuovo Vangelo” è un docufilm che proverà a mostrare che alcune parti del Vangelo corrispondono ai fatti di oggi, con il regista Milo Rau che tenterà di evidenziare che le cose non sono mutate nonostante il trascorrere dei secoli.

Sagnet ha poi sottolineato che «Gesù era un rivoluzionario»: lui ha cambiato i concetti, una figura in qualche modo politica di cui anche «i romani ne avevano paura».

Il camerunense ha spiegato come il messaggio di Cristo fosse per le masse popolari e proprio per questo motivo era temuto: «Era un messaggio rivoluzionario, per il quale è stato crocifisso. E’ lo stesso oggi. Non bisogna temere il nemico, non bisogna temere la morte. Gesù non ha temuto la morte. E’ venuto sapendo di dover morire. Per i peccati dell’uomo. Se abbiamo paura, vincerà il male, vincerà il sistema capitalistico, vincerà l’ingiustizia».



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Il Cristo “nero”

Infine, una battuta sul “Cristo nero e ingegnere” del “Nuovo Vangelo”: «Non lo chiamiamo nuovo per differenziarci dal Vangelo di duemila anni fa. E’ nuovo per come deve essere interpretato oggi. Un Vangelo per un nuovo contesto» (Il Sussidiario, 23 settembre).



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