Un messaggio con un invito a cena inviato a uno sconosciuto, poi la spiegazione: in pochi giorni la famiglia ha ricevuto solidarietà e aiuti per portare avanti le cure Un messaggio sul cellulare inviato per sbaglio ad uno sconosciuto ha scatenato una gara di solidarietà inattesa. È il risvolto positivo di un errore comune: chiunque, almeno per una volta, ha inviato per errore il messaggio a uno sconosciuto.
Quello che è successo a Phoenix, in Arizona, ha commosso l’America. “Ehi, fratello Jakerman, sono sorella Fink, vi portiamo a cena domani. Mi chiedevo quando sarebbe l’ora migliore”. Questo era il testo che Abby Fink pensava di aver inviato a una famiglia di amici alle prese con un dramma: il figlio di quattro anni, Noah, era ricoverato in terapia intensiva dopo che, per una convulsione, si era riempito i polmoni di vomito. “La risposta che avevo ricevuto – racconta Abby – è stata, ‘tutto, basta che non sia pesce’. Li’ ho realizzato di aver spedito il messaggio a un’altra persona e allora ho spiegato il motivo della storia”.
Lo sconosciuto, di nome Bill, ha risposto in modo sorprendente: “Cosa posso fare per aiutarlo?”. “Beh, preghiamo”, ha ribattuto Abby. “Io non prego, a dire il vero – ha scritto Bill – ma posso aiutare portando donazioni, o da mangiare…”. La ragazza è rimasta senza parole.
Bill ha spiegato che, da padre single, era rimasto toccato dalla storia. Così, preso nota dei dati, senza aggiungere altro è passato all’azione. Attraverso Facebook Bill ha chiamato a raccolta decine di amici, che si sono dati da fare per raccogliere soldi e spedire cartoline al piccolo Noah. Nel frattempo, è stata coinvolta una organizzazione no-profit locale.
In pochi giorni la famiglia del bambino è stata inondata di solidarietà e di aiuti concreti per portare avanti le cure. Il bambino, nel frattempo, è uscito dalla terapia intensiva ed è stato trasferito in un reparto di lungo degenti. La prossima settimana Bill porterà altri doni e incontrerà, per la prima volta, Noah. “L’unica cosa che ho detto a quest’uomo – spiega Abby – è, non so se tu credi o no in Dio, ma io credo che tu sia stato mandato qui per aiutare questa famiglia. Per me lui è stato un angelo”.