Inaugurate le opere appena restaurate nella chiesa rupestre gioiello di San Giovanni in Monterrone
Al termine dei lavori di restauro degli affreschi, finanziati da Rigoni di Asiago con l’apporto della società Fondaco Italia, è “rinata” la chiesa rupestre di San Giovanni in Monterrone, che si trova nel Sasso Caveoso di Matera (Capitale europea della Cultura 2019).
La chiesa – di epoca medievale (XI sec.), totalmente ricavata nel masso roccioso ad eccezione della facciata – è stata così riconsegnata alla Città dei Sassi. (Ansa, 13 settembre).
I due Giovanni
Dedicata a San Giovanni Battista, la chiesa si presenta ad unica navata e alterata, rispetto all’aspetto originario, dalla realizzazione di ambienti laterali ricavati soprattutto a scopo funerario.
L’affresco più importante è quello cinquecentesco dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista: quest’ultimo, in particolare, regge con la mano sinistra il suo tipico attributo iconografico: un calice con un serpente.
Di fronte, lungo il fianco destro, sono evidenti alcuni santi non identificabili per la mancanza di elementi iconografici. All’antica immagine di Sant’Andrea, di cui è visibile il solo volto, severo e affilato, con capelli lisci e divisi, è sovrapposta una Madonna con il Bambino, riconoscibile dalle mani e dal Bambino col nimbo crucigero.
I santi rappresentati
Accanto, in sequenza, sono affrescate le immagini di un giovane santo e di San Girolamo, rappresentato in abiti vescovili.
La piccola cappella, scavata sempre a scopo funerario sul fianco destro dell’aula, presenta una pregevole decorazione a fresco: da un lato, in direzione della porta, sono evidenti San Pietro, il ‘principe degli apostoli’ e San Giacomo maggiore (primo ventennio del XIV secolo); di fronte l’Annunciazione.
Proseguendo, sempre sul fianco destro, si notano gli affreschi cinquecenteschi del Battesimo di Cristo nel fiume Giordano e parte di un pannello con la scena della Conversione di Sant’Eustachio, patrono della città di Matera.
La confraternita
Profanata nel corso del XVIII secolo, il 20 marzo 1803 la chiesa fu concessa in enfiteusi perpetua, dall’Economo e Procuratore del Seminario, alla confraternita di Santa Maria dell’Idris che provvide a realizzare una nuova facciata, come dimostra la data incisa sull’architrave, un nuovo altare, di cui purtroppo restano pochi elementi lapidei, e il corridoio di collegamento con l’adiacente chiesa di Santa Maria.
Il primo restauro
E’ stata restaurata per la prima volta dall’Ente Provinciale per il Turismo nel 1974. In questa circostanza si procedette, per San Giovanni, ad una pulizia generale del sito, alla demolizione di un ossario, al rifacimento delle murature abbattute dai vandali, alla sistemazione della porta d’ingresso e alla realizzazione di un impianto di illuminazione.
Ulteriori lavori di restauro furono finanziati ed eseguiti in previsione del Grande Giubileo del 2000. Oggi, infine grazie agli ultimi lavori di restauro, gli affreschi di San Giovanni sono tornati a splendere (Arte Magazine, 13 settembre).