Dio e il suo popolo, la sobrietà, la disponibilità e i sacerdoti. Il pontefice suggerisce come districarsi al meglio per essere un Buon Pastore. Ed evitare di restare lontano dai veri bisogni della propria diocesi
Il volto di Gesù «ci rende vicino lo sguardo di Dio. Il nostro mondo cerca, anche inconsapevolmente, questa vicinanza divina. Senza questa prossimità di amore vacilla il fondamento della realtà; la Chiesa stessa si smarrisce quando perde la tenerezza vivificante del Buon Pastore».
Papa Francesco ha esordito così nell’udienza in Vaticano con i Vescovi ordinati nell’ultimo anno, partecipanti al Corso di formazione promosso dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali.
Il Papa ha indicato almeno cinque consigli; “regole” che devono indirizzare l’azione dei vescovi di tutta la Chiesa. Eccole.
1) La vicinanza a Dio
«La vicinanza a Dio è la sorgente del ministero del Vescovo. Dio ci ama, si è fatto più vicino di quanto potessimo immaginare, ha preso la nostra carne per salvarci. Questo annuncio è il cuore della fede, deve precedere e animare ogni nostra iniziativa. Noi esistiamo per rendere palpabile questa vicinanza. Ma non si può comunicare la prossimità di Dio senza farne esperienza, senza sperimentarla ogni giorno, senza lasciarsi contagiare dalla sua tenerezza. Ogni giorno, senza risparmio di tempo, bisogna stare davanti a Gesù, portargli le persone, le situazioni, come canali sempre aperti tra Lui e la nostra gente. Con la preghiera diamo al Signore cittadinanza là dove abitiamo. Sentiamoci, come san Paolo, fabbricanti di tende (cfr At 18,3): apostoli che permettono al Signore di abitare in mezzo al suo popolo (cfr Gv 1,14)».
Leggi anche:
Papa Francesco: in questi tempi sembra che il Grande Accusatore ce l’abbia con i vescovi
2) La vicinanza al popolo
«Dalla vicinanza a Dio alla vicinanza al suo popolo. Stando vicini al Dio della prossimità, cresciamo nella consapevolezza che la nostra identità consiste nel farci prossimi. Non è un obbligo esterno, ma un’esigenza interna alla logica del dono. “Questo è il mio Corpo offerto per voi“, diciamo nel momento più alto dell’offerta eucaristica per il nostro popolo. La nostra vita scaturisce da qui e ci porta a diventare pani spezzati per la vita del mondo. Allora la vicinanza al popolo affidatoci non è una strategia opportunista, ma la nostra condizione essenziale. Gesù ama accostarsi ai suoi fratelli per mezzo nostro, per mezzo delle nostre mani aperte che accarezzano e consolano».
3) Disponibilità reale
«La vicinanza del Vescovo non è retorica. Non è fatta di proclami autoreferenziali, ma di disponibilità reale. Dio ci sorprende e spesso ama scombussolare la nostra agenda: preparatevi a questo senza paura. La prossimità conosce verbi concreti, quelli del buon Samaritano: vedere, cioè non guardare dall’altra parte, non far finta di nulla, non lasciare le persone in attesa e non nascondere i problemi sotto il tappeto. Quindi farsi vicini, stare a contatto con le persone, dedicare tempo a loro più che alla scrivania, non temere il contatto con la realtà, da conoscere e abbracciare. Poi fasciare le ferite, farsi carico, prendersi cura, spendersi (cfr Lc 10,29-37). Ognuno di questi verbi della prossimità è una pietra miliare nel cammino di un Vescovo col suo popolo».
Leggi anche:
Papa ai vescovi Usa: vegliare e discernere, abbandonare discredito e delegittimazione
4) L’attenzione agli ultimi e la sobrietà
«Il termometro della vicinanza è l’attenzione agli ultimi, ai poveri, che è già un annuncio del Regno. Lo sarà anche la vostra sobrietà, in un tempo nel quale in molte parti del mondo tutto è ridotto a mezzo per soddisfare bisogni secondari, che ingolfano e sclerotizzano il cuore. Farsi una vita semplice è testimoniare che Gesù ci basta e che il tesoro di cui vogliamo circondarci è costituito piuttosto da quanti, nelle loro povertà, ci ricordano e ripresentano Lui: non poveri astratti, dati e categorie sociali, ma persone concrete, la cui dignità è affidata a noi in quanto loro padri».
5) La vicinanza ai propri sacerdoti
«Infine, vi chiedo ancora di riservare la vicinanza più grande ai vostri sacerdoti, che vi prego di abbracciare, ringraziare e rincuorare a nome mio. Anche loro sono esposti alle intemperie di un mondo che, pur stanco di tenebre, non risparmia ostilità alla luce. Hanno bisogno di essere amati, seguiti, incoraggiati: Dio non desidera da loro mezze misure, ma un sì totale. In acque poco profonde si ristagna, ma la loro vita è fatta per prendere il largo. Come la vostra. Coraggio, dunque, fratelli carissimi!».
Leggi anche:
Papa Francesco apre l’assemblea della Cei e dà 3 consigli ai vescovi italiani