Una storia che mostra come opera la ProvvidenzaNel 1785, quando è stata posta la prima pietra di quella che sarebbe stata la prima parrocchia dello Stato di New York, i costruttori sarebbero rimasti senza parole se avessero saputo il ruolo che avrebbe giocato nella tumultuosa storia della città… soprattutto perché non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì.
I sentimenti anti-cattolici avevano costretto i primi cattolici a costruire la chiesa dove si trova oggi, in Barclay Street, dopo che la loro richiesta di costruirla al centro della città era stata respinta. I funzionari cittadini volevano che la chiesa sorgesse il più lontano possibile dal centro, e quindi l’avevano relegata in periferia. È davvero ironico che circa 200 anni dopo quelli che erano forse i due edifici più significativi del mondo siano stati costruiti a pochi passi da lì.
Dopo i primi 50 anni di servizio della parrocchia – che hanno incluso il fatto di ospitare la prima scuola cattolica della città e di servire instancabilmente la comunità nelle epidemie di febbre gialla del 1795 e del 1798 –, un nuovo edificio ecclesiale è stato costruito sulle antiche fondamenta.
Nel 1838 il vescovo “Dagger John” Hughes ha commissionato la nuova chiesa, da costruire sopra la prima, per servire meglio le crescenti necessità della diocesi. È ancora lì, e lo era anche in quella mattinata assolata che avrebbe cambiato il corso della storia.
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Il “santo dell’11 settembre”
Era il 10 settembre 2001. Padre Mychal Judge ha celebrato la Messa alla caserma FDNY Engine 73/Ladder 42, nel South Bronx, e nell’omelia ha detto ai suoi pompieri:
“È così. Giornate buone e giornate cattive. Giornate sì e giornate no. Giorni tristi. Giorni felici. Ma mai un giorno noioso per chi svolge questo lavoro. Fate quello che Dio vi ha chiamati a fare. Vi presentate. Mettete un piede davanti all’altro. Salite sul camion e uscite a fare il vostro lavoro – che è un mistero. E una sorpresa. Non avete idea di quando salirete sul camion, o di quanto sarà grave l’emergenza. Non importa se è piccola. Non avete idea di quello a cui Dio vi sta chiamando. Ma Lui ha bisogno di voi. Ha bisogno di me. Ha bisogno di tutti noi” [Il testo completo dell’omelia si può leggere qui].
Quei pompieri non immaginavano che, seguendo con coraggio e generosità quelle parole, 343 di loro non sarebbero tornati nelle proprie caserme il giorno dopo. E padre Mychal, vivendo la sua chiamata a servire gli uomini e le donne del FDNY, sarebbe stato tra quelli che avrebbero offerto il massimo sacrificio. È stato colpito dalle macerie mentre stava benedicendo i caduti. Padre Mychal è stato considerato la prima vittima di Ground Zero. Il suo certificato di morte recita “Vittima 0001”.
I pompieri e gli operatori di emergenza si sono coraggiosamente fatti avanti tra le macerie e hanno portato il suo corpo a St. Peter, deponendolo davanti all’altare – lo stesso altare davanti al quale aveva sostato Santa Elizabeth Ann Seton quando si è convertita alla fede cattolica, lo stesso in cui il venerabile Pierre Toussaint, sua moglie e sua nipote hanno si sono inginocchiati prima di ricevere il Santissimo Sacramento e lo stesso davanti al quale sono stati deposti i corpi di molte altre vittime man mano che proseguiva la giornata.
Perseverare nella fede
“Prima dell’11 settembre eravamo abituati a considerare le Torri Gemelle come il simbolo della forza e del potere dell’America nel modo del commercio e della finanza, ma quando quegli edifici si sono ridotti in polvere davanti ai nostri occhi ci siamo guardati per capire dove risiedano veramente la nostra forza e il nostro potere. La nostra vera forza era in tutti quegli atti di compassione, in tutte quelle azioni generose e di sacrificio di sé che sono state realizzate quel giorno e nei giorni, nelle settimane e nei mesi successivi”, ha affermato padre Kevin Madigan, parroco della chiesa di St. Peter, parlando dell’11 settembre 2001.
Padre Thomas Colucci ricorda bene il giorno quel giorno in cui era il capitano Thomas Colucci del FDNY: “Cristo era lì quel giorno, in tutte le persone che si sono presentate… era con noi nonostante tutto il nostro dolore… è stato il Signore, lo Spirito, ad aiutarci ad andare avanti in quella tragedia… Dio era sicuramente con noi quel giorno” (Look Up).
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Mentre le Torri cadevano, la chiesa di St. Peter è diventata il volto della Misericordia Divina in mezzo all’agonia e alla sofferenza di quella che è stata la tragedia più devastante nella storia della città di New York. Forse quella piccola chiesa a cui era stato negato un posto nel centro della città vecchia doveva veramente essere al centro di questa calamità ed essere il cuore che avrebbe portato vita, guarigione e speranza a tutti coloro che le cui lacrime non potevano essere asciugate.
La chiesa resta come santuario di preghiera e fonte di sacramenti, com’è stata fin dalla sua fondazione. Nel contesto dell’11 settembre, però, è stata anche un simbolo – un simbolo dell’amore onnipresente di Dio per noi, soprattutto nella disperazione.
“Qui, in questo luogo della memoria, ciascuno nella sua maniera, ma insieme. Vi propongo di fare un momento di silenzio e preghiera. Chiediamo al cielo il dono di impegnarci per la causa della pace. Pace nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nelle nostre comunità. Pace in quei luoghi dove la guerra sembra non avere fine. Pace sui quei volti che non hanno conosciuto altro che dolore. Pace in questo vasto mondo che Dio ci ha dato come casa di tutti e per tutti. Soltanto, pace.
Questo luogo di morte si trasforma anche in un luogo di vita, di vite salvate, un canto che ci porta ad affermare che la vita è sempre destinata a trionfare sui profeti della distruzione, sulla morte, che il bene avrà sempre la meglio sul male, che la riconciliazione e l’unità vinceranno sull’odio e sulla divisione” (Papa Francesco in visita a Ground Zero, 25 settembre 2015).