La santa affermava che queste qualità sono più comuni tra le donne, e diceva loro di fare attenzioneEdith Stein, nota anche con il suo nome religioso, Santa Teresa Benedetta della Croce, è stata una donna straordinaria oltre ogni misura. Brillante scrittrice e intellettuale, conseguì un dottorato in Filosofia nel 1916 e divenne docente universitaria in un’epoca in cui ben poche donne lavoravano nel campo dell’istruzione in generale.
Il suo successo professionale, però, impallidisce se confrontato con la sua radiosa testimonianza spirituale. Cresciuta in una famiglia ebraica, si convertì al cattolicesimo nel 1922 e divenne monaca carmelitana. Nel 1942 morì in una camera a gas ad Auschwitz, condannata per le sue origini ebraiche.
Nei suoi saggi sulla donna, Santa Teresa Benedetta si concentrava sul descrivere e discutere cosa significhi essere una donna – la “singolarità femminile”, come la definiva. Aveva molto da dire sulla natura dell’essere donna, lodando l’“intrinseco valore femminile” che le donne aggiungono alla loro vita e al loro lavoro.
Per ogni tratto comune alle donne c’è però anche una tentazione. Possono ovviamente sperimentarle anche gli uomini, ma il lavoro di Santa Teresa Benedetta si concentrava soprattutto sulle donne, e pensava che tali questioni prevalessero soprattutto tra di loro. Ecco cosa diceva sulle qualità più comuni al sesso femminile – e su cosa metteva in guardia le donne perché se ne rendessero conto e lo evitassero.
1) L’atteggiamento di una donna è personale
Santa Teresa Benedetta si limitava a due criteri di “particolare significato” nel differenziare gli uomini dalle donne, e la sua prima osservazione è che le donne hanno spesso un approccio più personale o soggettivo. Ciò può significare che “una donna è felicemente coinvolta con tutto il suo essere in quello che fa”, o che “ha un interesse particolare per la persona vivente, concreta”, o ancora entrambe le cose.
Questa tendenza “personale” ha molti benefici. La santa menzionava nello specifico un’occasione in cui delle politiche di fazioni diverse si erano unite per far passare un disegno di legge di cui avrebbero beneficiato i bambini del loro Paese. Se gli uomini dei loro partiti si concentravano su “procedimenti astratti”, le donne mettevano da parte le loro differenze per lavorare insieme: “L’autentico desiderio femminile di soddisfare le necessità umane prevaleva così sul dilemma della visione di partito”.
Allo stesso modo, la santa menzionava i benefici della singolarità femminile in molti altri campi, come la medicina, l’istruzione e la burocrazia, e ovunque ci fosse il rischio che una “validazione astratta” prendesse il sopravvento sulle persone.
Ma attenzione al fatto di portare troppo avanti la soggettività!
L’inconveniente di un approccio personale, scriveva Santa Teresa Benedetta, è che una persona può portarlo troppo oltre in varie direzioni. Un rischio è “il pregiudizio per garantire la propria importanza personale” in un modo che “attenua il giudizio realistico”. La Stein metteva in guardia contro l’anelito a un “riconoscimento illimitato” come il fatto di insistere ciecamente sul fatto che gli altri riconoscano il proprio marito o i propri figli come superiori agli altri, o l’“incapacità di sopportare le critiche”.
Insieme al rischio di darsi troppa importanza c’è quello di un “eccessivo interesse per gli altri”, al punto da arrivare a “un desiderio perverso di penetrare nelle vite personali”. Questa ossessione per gli affari altrui “non rende giustizia né a se stessi né all’umanità dell’altro”, e rischia di sottrarre tempo ad altre responsabilità ben più importanti.
2) In una donna c’è una spinta naturale alla totalità e all’autocontenimento
L’altro criterio menzionato da Santa Teresa Benedetta che differenzia gli uomini dalle donne è una tendenza alla totalità e alla completezza, che nelle donne è molto più naturale. Se gli uomini “possono facilmente sperimentare uno sviluppo da un unico punto di vista”, concentrandosi su un settore lavorativo o di studio, le donne tendono alla completezza. Una donna tende a diventare “un essere umano completo, pienamente sviluppato in ogni modo”, e lo fa al punto da “fare giustizia all’essere umano nella sua totalità ogni volta ha a che fare con delle persone”.
Ma attenzione alla “mania di sapere tutto”!
La falsa perversione del “desiderio di totalità e inclusività”, scriveva Santa Teresa Benedetta, è “una mania di sapere tutto, e quindi di fermarsi alla superficie di tutto senza approfondire nulla”. È giusto evitare un approccio troppo ristretto, ma può anche essere controproducente. Un approccio superficiale evita che la persona abbia una visione solida e completa su una questione.
E allora come evitare al meglio le tentazioni mantenendo un equilibrio tra gli estremi?
Santa Teresa Benedetta raccomandava “un lavoro profondamente obiettivo” come “buon metodo naturale”. Incoraggiava le donne a cercare un’occupazione significativa, che fosse “casalinga, commerciale, scientifica o di qualsiasi altro tipo”, perché un lavoro del genere può aiutare la donna a raggiungere “una profondità interiore” e “una base per l’autocontrollo”.
“Ogni giovane donna dovrebbe ricevere una formazione vocazionale di base”, scriveva, “e dopo questa formazione dovrebbe raggiungere una posizione che la realizzi completamente”.
Ecco qui le indicazioni di una santa moderna: il lavoro significativo è per le donne una via per la santità.