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Guerriglia, aggressioni, minacce. Amnesty al Papa: tutto questo accade in Mozambico 

JAIL
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/09/19
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L’organizzazione internazionale si appella al Francesco, che troverà, invece, un cordiale clima istituzionale. “La voce di Francesco sulle violazioni dei diritti umani è un potente strumento per il cambiamento”

E’ iniziato il 4 settembre il secondo viaggio apostolico di Papa Francesco in Africa. Prima tappa il Mozambico, poi Madagascar e Mauritius.

Ad accogliere il Papa all’aeroporto di Maputo, capitale del Mozambico, ci sarà il Presidente Filipe Nyusi, firmatario lo scorso 6 agosto dello storico accordo di pace con l’opposizione della Renamo, accordo che porterà anche alle elezioni del prossimo 15 ottobre.

Casa “Matteo 25”

Dopo la cerimonia di benvenuto il Papa si recherà alla nunziatura apostolica. Il viaggio entrerà nel vivo domani 5 settembre con la visita di cortesia al Presidente, l’incontro con le autorità civile ed il Corpo diplomatico, l’incontro interreligioso con i giovani. Nel pomeriggio vedrà vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati, seminaristi, catechisti ed animatori e visiterà la Casa “Matteo 25” che assiste giovani e bambini di strada.

Il tweet

Sempre questa mattina, in un tweet, Francesco invita tutti ad unirsi alla sua preghiera “perché Dio, Padre di tutti – scrive – consolidi in tutta l’Africa, la riconciliazione fraterna, unica speranza per una pace solida e duratura” (Avvenire, 4 settembre).



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La violazione dei diritti umani

Alla vigilia della partenza per l’Africa, Amnesty ha lanciato un appello al Papa, chiedendogli di sollevare il tema dei diritti umani con i leader dei due paesi africani. Le violazioni riscontrate riguardano l’uso della detenzione preventiva prolungata in condizioni disumane in Madagascar e l’escalation di assalti contro giornalisti e difensori dei diritti umani in Mozambico.

«La voce di papa Francesco sulle violazioni dei diritti umani in entrambi i paesi potrebbe essere un potente strumento per il cambiamento».

Molestie e minacce

In vista delle elezioni del Mozambico ad ottobre, Amnesty International ha anche documentato casi di intimidazione, molestie e minacce contro le organizzazioni della società civile, i giornalisti locali e chiunque critica il governo. In Madagascar, invece, le persone che non sono state processate, quindi giudicate colpevoli di qualsiasi crimine – riferisce Amnesty International – sono sottoposte a detenzione preventiva per mesi e talvolta anni.



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I detenuti

Molti sono detenuti in spaventose condizioni carcerarie con il sospetto di aver commesso solo piccoli reati come rubare un pollo. Solo nel 2017, 52 dei 129 detenuti morti in carcere erano in stato di detenzione preventiva. Nel 2018, oltre 11.000 persone sono state arbitrariamente messe in stato di detenzione preventiva. Ciò ha comportato un grave sovraffollamento che, associato a carenza di cibo, cure mediche gravemente inadeguate e strutture antigieniche, sta danneggiando la salute dei detenuti e mettendo a rischio la vita.

https://www.youtube.com/watch?v=V4bnUB9piJQ

Giornalisti nel mirino

Sempre in Mozambico, brutali attacchi nella provincia di Cabo Delgado da parte di un gruppo militante locale noto come «Al-Shabab» ha causato almeno 200 vittime e costretto migliaia di altre persone a fuggire dalle loro case da ottobre 2017. Gli attacchi sono continuati nonostante una forte presenza militare nelle aree colpite.

La provincia è diventata un’area vietata a giornalisti, ricercatori, studiosi e organizzazioni non governative, e molti di coloro che hanno tentato di accedere all’area sono stati arbitrariamente detenuti (Il Messaggero, 3 ottobre).



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