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6 motivi per cui probabilmente non avete raggiunto la felicità

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Catholic Link - pubblicato il 01/09/19
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di Pablo Perazzo

Constatare che tutti vogliamo essere felici è molto semplice. Basta chiedere agli amici, uscire per strada o condurre un’indagine per corroborare che la felicità è un anelito universale. È qualcosa che sboccia naturalmente dal cuore dell’essere umano.

Non serve riflettere o studiare per dedurre che è quello che desideriamo di più, come non è complicato capire che l’autentico cammino per la felicità è l’amore – nei confronti di Dio e tra noi.

Se chiediamo però chi è davvero felice o è riuscito a raggiungere la felicità a cui anelava, la risposta è piuttosto diversa. Le ragioni sono molte, ma senza l’affanno o la pretesa di presentare tutte le difficoltà, menziono alcuni problemi cruciali per la via che porta alla felicità. Lasciando per ultima l’importanza di imparare a vivere l’amore per sperimentare una vita felice, ecco sei motivi per cui forse non siamo felici.

1. Concetto errato di felicità

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Ash Pollard

Anche se sembra ovvio, molte persone non si sono ancora poste la domanda: “Cos’è che voglio di più per la mia vita?” Non si sa nemmeno definire la felicità. C’è un’ignoranza profonda e molto diffusa su ciò che significa.

Lo dico in questo modo visto che naturalmente tutti hanno un’idea o la propria comprensione della felicità, ma molti non sono felici proprio per via del concetto sbagliato che ne hanno, perché conta solo l’aspetto materiale o quello passeggero.

2. Distorsione della realtà

Święci Extreme Masters – katolicy nie gęsi i swoich gamerów mają!

Unsplash | CC0

In secondo luogo, il mondo in cui viviamo è così inondato da marketing, pubblicità, film, serie e reti sociali che è praticamente impossibile non lasciarsi influenzare da un criterio o da un’approssimazione alla realtà che genera in noi false aspettative di felicità.

Viviamo per il consumismo e il materialismo. Il divertimento sfrenato e la sensualità, così come il potere e il successo professionale, sono così importanti che diventiamo schiavi di questi dèi moderni.

3. Virtù dimenticate

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SHUTTERSTOCK

È evidente ma difficile da percepire. C’è un oblio progressivo del modo di vivere le virtù – fedeltà, impegno, dedizione, generosità, responsabilità, costanza…

Il problema in relazione a questo è che per vivere la felicità abbiamo bisogno di sforzarci e di impegnare la nostra volontà, che ci orienta verso un fine determinato.

È superfluo dire che la felicità non è facile, visto che siamo abituati alla legge del minimo sforzo. Lasciarci trascinare dai nostri capricci o dai gusti personali e da una morale troppo relativista secondo la quale ciascuno fa ciò che vuole per “essere felice” è semplice, e i danni provocati da questa mentalità si vedono ovunque.

4. La secolarizzazione

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By Milos Nakovic | Shutterstock

Una quarta variabile è un processo che negli ultimi decenni soffre una crescita esponenziale nella percentuale della popolazione ed è noto come secolarizzazione. È un modo di vivere in cui Dio non è presente, non ha un posto.

Anche nei Paesi in cui la fede è sempre stata una base importante della cultura si constata una crisi o un cambiamento sociale molto forte. La fede si scambia con atteggiamenti ideologici, come una sorta di “spiritualismo”, in cui le persone sperimentano la necessità di vivere quella dimensione interiore ma la riempiono con tendenze orientali, come lo yoga o il tai-chi, senza menzionare la quantità di guru che danno consigli per scoprire la chiave della felicità.

5. Risorse sbagliate

LAVA LAMPS

Youtube – Fair Use

Un’altra realtà facilmente constatabile ovunque è la ricerca sempre più diffusa di aiuto psicologico (senza voler dire con questo che si tratta di una cosa negativa) o l’uso smisurato di pasticche che curano “miracolosamente” depressioni, tristezze e ansie.

Lo dimostrano studi scientifici e statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nell’ultimo decennio è stato constatato un aumento di quasi il 20% della depressione a livello mondiale, ed è una cosa da affrontare. Il problema di fondo, però, non è la depressione in sé, ma una vita sempre più agitata, frenetica, accelerata, in cui la gente non ha tempo per pensare e riflettere sull’esistenza.

Quello che molti non sanno è che la società attuale non riempie il vuoto profondo che tanti sperimentano, perché solo Dio può saziare la sete di infinito che abbiamo.

Servono rapporti di amicizia più profondi, famiglie stabili, scoprire il senso e il proposito della nostra vita. Finché non ci sarà spazio per poter meditare e pensare, il vuoto reclamerà e griderà in modo tale da finire per generare sempre depressione, angoscia e solitudine.

6. L’ingrediente principale

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Fr Lawrence Lew, O.P. | Flickr CC BY-NC-ND 2.0

La chiave della felicità è l’amore. Vi invito a pensare o a ricordare i momenti più felici della vostra vita. Sono certo che qualunque sia la situazione o la circostanza in cui avete sperimentato quella felicità, sarà sempre nel contesto di rapporti positivi con altre persone – il giorno della nascita del vostro primo figlio, quello del vostro matrimonio o in cui avete conosciuto il vostro futuro coniuge, o le situazioni in cui si aiuta qualcuno e si finisce per sentirsi più appagati dei destinatari dei propri sforzi.

Per chi ha o ha avuto qualche tipo di esperienza religiosa si può parlare anche di preghiera, ritiri o giornati in cui si è conversato o si sono condivise le cose essenziali della vita con altre persone.

Come persone, siamo chiamate all’incontro con altre persone, e ovviamente a incontrarci con Dio, con cui possiamo vivere l’amore autentico. Ricordiamo che ha dato la vita per noi, come oblazione estrema d’amore, e ci dà la testimonianza viva del fatto che la dedizione radicale d’amore nei confronti degli altri è la via più autentica e diretta se vogliamo essere davvero felici.

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