L’attrice e regista nota al grande pubblico per la sua partecipazione alla serie “Un medico in famiglia” racconta sui social la sua lotta contro il tumore al seno con sguardo pulito e grato, spirito forte e lucido, nonostante il dolore. Due occhi chiari bellissimi, che mi ricordano quelli della gattina Minou degli Aristogatti. Sabrina Paravicini, la Jessica confidente di Lele Martini nella serie di successo «Un medico in famiglia», sei mesi fa, all’età di 49 anni, ha scoperto di avere un tumore al seno.
Ha iniziato immediatamente le cure e la chemioterapia che ha raccontato di aver affrontato in prima battuta solo per amore di suo figlio Nino. Proprio per dedicarsi a lui l’attrice aveva messo da parte il lavoro, soprattutto quando all’età di due anni gli fu diagnosticata una forma di autismo, che oggi è molto vicina alla sindrome di Asperger, ha spiegato a “Questa è Vita!” intervistata da Arianna Ciampoli su TV2000.
Con lui ha girato anche un documentario, Be kind, auto-prodotto e presentato all’ultimo Festival di Roma. Un’esperienza bellissima in cui Nino ha potuto realizzare in parte il suo grande sogno: diventare regista.
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“All’inizio ho deciso di curarmi solo per amore di mio figlio”
Sul profilo Instagram l’attrice e regista racconta la sua storia, la vita di tutti i giorni e il suo percorso con il tumore condividendo pensieri, paure, speranze: dagli sguardi complici con le altre donne ammalate in ospedale, al figlio che le dice “mamma mi mancano i tuoi capelli”. Ecco cosa ha postato il 10 agosto scorso:
(…) La verità è che all’inizio la chemioterapia non la volevo fare. All’inizio ho deciso di curarmi solo per mio figlio. Ero stanca dagli anni passati a combattere in precedenza, ero sfinita, ma proprio grazie a quella guerra all’autismo, alla trasformazione della sofferenza in coraggio, ho avuto la forza di affrontare cancro e chemioterapia. Andando avanti ho capito che dovevo proseguire non solo per Nino ma anche per me stessa.
Ho pensato di rinunciare molte volte, per stanchezza, perché la chemio ti intossica anche il cervello e il cuore, ti fa sentire sola come non mai. E invece sono arrivata alla fine. Le ho fatte tutte. Tutto il protocollo. E allora il 6 agosto per me sarà sempre il giorno in cui celebrerò l’essermi affidata alle capacità degli altri e anche alle mie. Festeggerò la FIDUCIA.
È solo il primo atto, ne mancano ancora tre: intervento, radioterapia e ciclo dei farmaci molecolari. Avanti tutta 💪 👗fino a qui tutto bene 👗
La trasformazione della sofferenza in coraggio
Quando Sabrina scopre di essere malata vive un momento durissimo, nonostante sia una donna tosta, che si è confrontata con la patologia del figlio trasformando per amore la fragilità in forza, la diagnosi di tumore è un colpo infame. Si sente stanca, stanca di combattere, ma trova lo stimolo per farlo proprio grazie “a quella guerra all’autismo, alla trasformazione della sofferenza in coraggio”, sa di poterlo sopportare e affrontare.
La chemioterapia intossica e ti riempie di solitudine, scrive l’attrice, che è passata dal curarsi solo per Nino a farlo anche per se stessa. Ed è proprio nel rapporto con suo figlio, con le persone che ama, con le altri pazienti che condividono il percorso con lei, che la malattia le ha svelato forse un altro volto, le ha fatto intravedere un senso. Si avverte in ciò che scrive Sabrina che mostra giorno dopo giorno uno sguardo pulito e grato, uno spirito forte e lucido, nonostante il dolore, e così anche le sue parole scorrono senza incontrare intoppi, cattiverie, rivendicazioni. Racconta che appena ricevuta la diagnosi di tumore al seno la prima cosa che disse a se stessa fu “meglio a me che a qualcuno della mia famiglia”. Anche in questo pensiero c’è tanta semplicità e una capacità preziosa: quella di riuscire a scorgere qualcosa di buono, una luce, anche in ciò che è male e buio. In questi mesi così duri della sua vita non ha smesso di cercare e trovare scampoli di bene e bellezza e di condividerli con i suoi follower. Agli insulti o a chi l’ha criticata per essersi sottoposta alla chemioterapia la regista ha risposto con i fatti e con la sua consueta gentilezza, come spiegato in questo video di Fanpage:
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È un pezzo di vita che mi ha insegnato più di quanto potessi mai immaginare
Sabrina Paravicini termina ogni suo post con una frase emblematica: Fino a qui tutto bene. Perché la chemioterapia le ha fatto perdere i capelli, è vero, ma le paradossalmente regalato occhi più accesi e sorridenti, scacciando via la malinconia del passato. Gli ultimi mesi così difficili e dolorosi sono stati pieni di vita e consapevolezza, scrive, e non potrà dimenticare mai ciò che imparato: “Adesso sento di più, respiro di più, amo di più e adesso voglio di più”.
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Ci vuole coraggio per raccontarsi, per non lasciarsi isolare dal dolore e scegliere invece di condividerlo, insieme a ciò che capita di bello in un percorso così arduo e complesso.
Avanti così, Sabrina! Adesso ti aspetta l’operazione… Noi tifiamo tutti per te!
Insieme al tuo Nino sarà sempre “Fino a qui tutto bene, anzi benissimooooooo” 🙂
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