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Le 3 più toccanti preghiere di Sant’Agostino a Dio

saint augustine,

Sant'Agostino

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 29/08/19
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“Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa”

Il 28 agosto ricorre la memoria di liturgica di Sant’Agostino d’Ippona, filosofo, vescovo e teologo romano. Conosciuto come sant’Agostino, è Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, detto anche Doctor Gratiae.

A lui si rivolgono numerose preghiere e invocazioni. Qui pubblichiamo tre, tra le più toccanti preghiere rivolte dal santo a Dio. Da leggere e ripetere quotidianamente.

1) Signore mio Dio

Signore mio Dio,

Unica mia Speranza,

fà che stanco non smetta di cercarTi,

ma cerchi il Tuo Volto sempre con ardore.

Dammi la Forza di cercare, Te,

che Ti sei fatto incontrare e mi hai dato la Speranza

di sempre più incontrarTi.

Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza:

conserva quella, guarisci questa.

Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza:

dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare,

dove mi hai chiuso, aprimi quando busso.

Fà che mi ricordi di Te,

che intenda Te, che ami Te.

Grazie, Signore, noi Ti adoriamo e crediamo in Te!

(Sant’ Agostino – De Trinitade 15,28, 51)

2) Signore, che io ti ami fortissimamente

Ascolta, Signore, la mia implorazione:

non venga meno la mia anima sotto la tua disciplina,

non venga meno io nel confessarti gli atti della tua commiserazione, con cui mi togliesti dalle mie pessime strade.

Che tu mi riesca più dolce di tutte le attrazioni dietro a cui correvo;

che io ti ami fortissimamente e stringa con tutto il mio intimo essere la tua mano;

che tu mi scampi da ogni tentazione fino alla fine!

Ecco, non sei tu, Signore, il mio re e il mio Dio?

Al tuo servizio sia rivolto quanto di utile imparai da fanciullo,

sia rivolta la mia capacità di parlare e scrivere e leggere e computare (1, 15, 24)

3) Tutto è dono di Dio

Tutti sono doni del mio Dio, non io li ho dati a me stesso.

Sono beni, e tutti sono io.

E’ buono chi mi fece, anzi lui stesso è il mio bene,

e io esulto in suo onore per tutti i beni di cui anche da fanciullo era fatta la mia esistenza.

Il mio peccato era di non cercare in lui, ma nelle sue creature,

ossia in me stesso e negli altri, i diletti, i primati, le verità, precipitando così nei dolori, nelle umiliazioni, negli errori.

A te grazie, dolcezza mia e onore mio e fiducia mia, Dio mio, a te grazie dei tuoi doni.

Tu però conservameli, così conserverai me pure,

e tutto ciò che mi hai donato crescerà e si perfezionerà,

e io medesimo sussisterò con te, poiché tu mi hai dato di sussistere.

(Confessioni I, 20.31)

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