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L’invocazione per gli angeli scritta da San Gildas

Statua di San Gildas

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 26/08/19
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Questo santo, di origini scozzesi, fu tra i primi a denunciare la decadenza nel clero britannicoGildas era nato probabilmente nella zona della valle inferiore del Clyde in Scozia e ancora giovane si era trasferito in Galles, entrando come monaco a Llanilltud Fawr, il monastero fondato un secolo prima da S. Iltud sulla costa meridionale del Glamorgan. E’ possibile anche che sia stato dapprima sposato e che sia poi rimasto vedovo. Noto con l’appellativo “il Saggio”, divenne un elemento importante nella vita monastica gallese annoverando tra i suoi discepoli alcuni importanti monaci irlandesi, tra i quali probabilmente anche S. Finniàn di Clonard.


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Un atto di accusa

Sembra che abbia visitato l’Irlanda, mantenendo successivamente una corrispondenza con alcuni monasteri irlandesi che chiedevano il suo consiglio. Visse anche sull’isola di Flatholm nel canale di Bristol, dove potrebbe aver scritto il suo De Excidio et Conquestu Britanniae come pure avervi copiato un messale per S. Cadoc , il maestro di Finniàn. Trascorse i suoi ultimi anni di vita in Bretagna, vivendo per un po’ come eremita su un’isola nella baia del Morbihan ( a sud della costa bretone, a est della penisola di Quiberon).

Qui aveva fondato un monastero che divenne poi il centro del suo culto; l’isola è ancora conosciuta come l’Ile aux Moines. In questo periodo Gildas percorse la Bretagna e si fa quegli anni anche il suo viaggio in Irlanda. La data della sua morte è collocata al 554, anche se generalmente si preferisce una data successiva, intorno al 570; la cronologia è complicata dall’ipotesi di omonimia con altro personaggio, avanzata da alcuni. Il De Excidio Britanniae è un atto di accusa contro la decadenza di governanti ed ecclesiastici, e attribuisce la colpa della vittoria degli invasori anglosassoni alla vita scandalosa condotta dai bretoni.

CHAPELLE ST GILDAS

Jacques Le Letty | Wikipedia | CC BY SA 3.0

La cappella di San Gildas

“Storia lacrimevole”

Definita da Beda un sermo flebilis, una “storia lacrimevole”, e accusata di essere una mera “geremiade”, questa opera rivela invece una vera forza retorica, ispirata ai testi di denuncia dell’Antico e Nuovo Testamento: non fu scritta come opera storica ma per far conoscere “ le miserie, gli errori e la rovina della Britannia”. Il nuovo Martirologio Romano dice che Gildas scrisse, plorans populi sui calamitates, increpansque principum et cleri pravitatem ( “piangendo sulle calamità abbattutesi sul suo popolo, e accusando i governanti e il clero per la loro depravazione”) Gildas mostra di essere un uomo molto colto, esperto di Virgilio, di Ignazio di Antiochia e delle Scritture, e anche un moralista di grande forza.


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San Gildas (500-572) è autore di un testo intitolato Lorica, contenente, tra l’altro, un’invocazione agli angeli, che pone in evidenza quanto fosse avanzata la conoscenza sulle gerarchie angeliche da parte degli evangelizzatori.

“O Unità, aiuta la Trinità,

O Trinità, abbi pietà dell’Unità:

vi imploro di aiutare me, che mi trovo in pericolo

come se fossi in alto mare.

Affinché la mortalità

Che imperversa in questo anno

E la vanità del mondo

Non mi portino via con loro,

chiedo alle sublimi Virtù

della milizia celeste

che non mi abbandonino ai nemici

per esserne straziato,

ma che mi difendano con armi potenti

e che mi precedano nella schiera della celeste milizia: Cherubini, Serafini, Michele e

Gabriele, con mille altri pari a loro.

Prego i Troni viventi, gli Arcangeli,

i Principati, le Potestà, gli Angeli

affinché, difendendomi essi nella folta schiera,

abbia io la forza di annientare i nemici.

Imploro poi tutti gli altri combattenti,

i quattro Patriarchi, i Profeti per quattro volte,

gli Apostoli, prodieri della nave di Cristo,

e tutti i Martiri, atleti di Dio.

Affinché grazie a loro la salvezza mi cinga

E allontani da me ogni male”.  


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