All’udienza generale, nell’aula Paolo VI, il Pontefice prosegue le catechesi dedicate agli Atti degli Apostoli, soffermandosi sul tema: “La comunione integrale nella comunità dei credenti”La “vera conversione” arriva “alle tasche”: un cuore davvero toccato dal Signore “è generoso con gli altri” e “aiuta i più deboli”. E’ una delle riflessioni offerte da Papa Francesco nel corso dell’odierna Udienza generale, in aula Paolo VI. Parlando a braccio, nel solco delle catechesi dedicate agli Atti degli Apostoli, il Pontefice precisa che un’autentica conversione non può limitarsi alle parole, perché c’è “un dinamismo di solidarietà che edifica la Chiesa come famiglia di Dio”, “dove risulta centrale l’esperienza della koinonia”, che vuol dire “mettere in comune”, “essere come una comunità, non isolati”. Pensando alle prime comunità cristiane, Papa Bergoglio rimarca che quel modello di condivisione resta attuale anche ai nostri giorni “per aiutarci a essere generosi e non tirchi”.
Sempre la Chiesa ha avuto questo gesto dei cristiani che si spogliavano delle cose che avevano in più, delle cose che non erano necessarie per darle a coloro che avevano bisogno. E non solo dei soldi: anche del tempo. Quanti cristiani – voi, per esempio, qui in Italia – quanti cristiani fanno volontariato! Ma questo è bellissimo! E’ comunione: condividere il mio tempo con gli altri, per aiutare coloro che hanno bisogno. E così il volontariato, le opere di carità, le visite ai malati … sempre condividere con gli altri, e non cercare soltanto il proprio interesse.
Il vero amore è concreto
“Essere membra del corpo di Cristo”, dunque, “rende i credenti corresponsabili gli uni degli altri”: “i forti sostengono i deboli” e “nessuno sperimenta l’indigenza che umilia e sfigura la dignità umana”.
L’amore era la modalità. Ma non amore di parola, non amore finto: amore delle opere, di aiutarsi l’un l’altro; l’amore concreto: la concretezza dell’amore.
Lo “Spirito di tenerezza del Signore”, prosegue Papa Francesco, vince “ogni ipocrisia e mette in circolo quella verità che nutre la solidarietà cristiana, la quale, lungi dall’essere attività di assistenza sociale, è l’espressione irrinunciabile della natura della Chiesa, madre tenerissima di tutti, specialmente dei più poveri”.
I cristiani non siano turisti delle catacombe
Nel corso della catechesi, Papa Francesco ricorda l’esempio positivo di Barnaba, che vende un campo per “consegnare il ricavato agli Apostoli”, e quello “tristemente negativo” di Anania e di sua moglie Saffira, che, venduto un terreno, “decidono di consegnare solo una parte agli Apostoli e di trattenere l’altra per loro stessi”. Questo “imbroglio” interrompe “la catena della condivisione gratuita, serena e disinteressata”, con “conseguenze tragiche”.
Chi si comporta così transita nella Chiesa come un turista – ma ci sono tanti turisti nella Chiesa che sono sempre di passaggio, ma mai entrano nella Chiesa –: è il turismo spirituale che fa credere loro di essere cristiani, mentre sono soltanto turisti delle catacombe. (…) Una vita impostata solo sul trarre profitto e vantaggio dalle situazioni a scapito degli altri, provoca inevitabilmente la morte interiore. E quante persone si dicono vicine alla Chiesa, amici dei preti, dei vescovi mentre soltanto cercano il loro interesse. Queste sono le ipocrisie che distruggono la Chiesa.
Pregare per chi è sofferente
L’appuntamento del mercoledì è stato animato dalla presenza di una ragazza, affetta da una malattia, che ha battuto le mani e passeggiato sul sagrato dell’Aula. A lei Papa Bergoglio ha dedicato un pensiero, nel corso dei saluti in lingua italiana.
Io domando una cosa, ma ognuno risponda nel suo cuore: ho pregato per lei, vedendola, ho pregato perché il Signore la guarisca, la custodisca? Ho pregato per i suoi genitori e per la sua famiglia? Sempre quando vediamo qualche persona sofferente dobbiamo pregare. Che questa situazione ci aiuti sempre a fare questa domanda: ho pregato per questa persona che ho visto, che si vede che soffre?