C’è il rischio, durante le vacanze estive, di trascurare la preghiera. Ma se sfruttiamo meglio alcune occasioni ecco che invece…
L’una, è che non esiste un modo unico per pregare. Non c’è una “formula univoca di preghiera” che va bene per tutti (o meglio, c’è, ma può anche darsi che la nostra sensibilità personale ci spinga a cercare momenti, tempi e modi che sono diversi rispetto a quelli del nostro vicino. E va benissimo).
L’altra cosa che si dice comunemente sulla preghiera, è che, d’estate in vacanza, essa finisca con l’esser trascurata.
A me pare follia, e ho avuto bisogno di parlare con diversi sacerdoti attivi in località turistiche, per farmi confermare che, effettivamente, sì: il villeggiante in vacanza ha esigenze pastorali tutte sue particolari. Sarà che, dopo aver pagato 50 euro al giorno per un ombrellone, hai comprensibilmente voglia di ottimizzare il tempo che ci passi sotto, e ti vien la tentazione di disertare la Messa. Sarà che, in vacanza, le distrazioni sono mille e la routine cambia inevitabilmente…. però in effetti sì: d’estate, spesso, si finisce col pregar di meno.
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Sul versante “non c’ho voglia di andare a Messa questo weekend”, evidentemente non posso aiutare (regà! Ve tocca), ma forse potrei dare una mano a qualcuno condividendo cinque mie particolarissime abitudini di preghiera, che secondo me funzionano bene anche da mettere in valigia. Tengono pure poco posto.
Vedete un po’ voi se ce n’è qualcuna che può ispirarvi.
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG UNA PENNA SPUNTATA