Per mezzo della Grazia gli sposi cristiani sono resi continuamente nuovi: solo nelle viscere di nostra madre, la Chiesa, compiamo il disegno di Dio sull’uomo e la donna così come li ha pensati e voluti dal principio.Se la Chiesa dimentica il “principio” in cui fu creato l’uomo – maschio e femmina – ad immagine e somiglianza di Dio nell’indissolubilità e incorruttibilità dell’amore, il “principio” che fonda e genera e rigenera ogni unione matrimoniale, cade inevitabilmente nella trappola del demonio che pretenderebbe risolvere ogni questione sul piano della decisione usurpata dall’uomo su cosa sia lecito e cosa non lo sia.
In altre parole, la Chiesa non può dimenticare (e non dimenticherà mai) che la vocazione santa al matrimonio dalla quale sono stati raggiunti gli sposi può compiersi, nonostante i loro peccati e le loro debolezze, solo se essi vivono nella Grazia soprannaturale del Sacramento, che li protegge dalla tentazione della superbia (peccato originale) attraverso la quale il demonio vorrebbe spingerli a farsi dio e decidere autonomamente, sino al ripudio del coniuge legittimato dall’autorità di una legge interpretata dalla durezza di un cuore separato dall’unico Dio.
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La Grazia infatti non cancella la natura ma supplisce laddove essa non può custodire l’indissolubilità, colmando gli sposi di ogni dono necessario per amarsi, perdonarsi e ricominciare ogni giorno. E questo è possibile solo nella Chiesa, le cui viscere accolgono sempre gli sposi rigenerandoli nel perdono di Dio e nell’effusione rinnovata dello Spirito Santo che fa nuove tutte le cose, anche un matrimonio che appare (ed è) in fin di vita, e di più, risuscita una relazione sepolta in una tomba. Per questo un matrimonio potrà compiersi nell’indissolubilità anticipo e profezia della Vita Celeste solo se gli sposi cammineranno nella Chiesa attingendo la Grazia del “principio”, vivendo cioè il matrimonio come una primizia del Paradiso, il “principio” prima del peccato originale nel quale essere due in una sola carne, la propria unita a quella di Cristo, il “principio” entrato nella storia perché tutti possiamo tornare al Cielo. Questo la Chiesa è obbligata ad annunciare ai fidanzati e agli sposi, evitando di cadere essa stessa nella durezza di cuore rivestita di falsa bontà che inganna e trascina nell’inferno della dissoluzione.
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