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“Un prete fece da intermediario, così ho realizzato le scarpe per il Papa”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 14/08/19
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Il maestro artigiano Virgilio Virgili è stato il calzolaio artigiano di Pio XII. Eppure oggi non trova eredi per gestire la sua bottega

Il calzolaio del Papa non trova eredi. E rischia di chiudere per sempre, senza alcun seguito, la sua attività di prezioso artigiano. Un lavoro talmente eccellente  da essere notato dal Vaticano.

Virgilio Virgili 83 anni il prossimo 2 ottobre, classe 1936, realizza borse con le sue mani. Nato a Monterubbiano in provincia di Fermo, nelle Marche, è uno degli ultimi artigiani rimasti

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Jorge Royan | Jorge Royan

L’incontro con Pio XII

La sua carriera comincia nel 1954 a diciotto anni, e nel 1956 la consegna delle scarpe a Papa Pio XII, assieme ad altre giovani promesse della moda, lo fa spiccare. «Dovevo andare alla scuola per stilisti di Jesi – racconta a Il Giornale (8 agosto) – ma non potevo. Così andai a scuola dai preti. Disegnavo. Disegnavo e disegnavo. Lì conobbi un prete che aveva contatti con Roma che dopo aver visto i miei disegni mi disse di disegnare le scarpe per il Papa. E così feci».

PIO XII

Luis Fernandez-Laguna-(CC BY-SA 3.0)

Dal Vaticano all’India

Dopo quell’esperienza capisce ancor di più che quella è la sua vita e negli anni a venire, dopo l’offerta di un lavoro come insegnante in India, decide di mettersi in proprio e di diventare un professionista. Collabora con marchi internazionali. Realizza borse, borselli, cinture. E lo fa tuttora, nella sua bottega di Casette D’Ete, una piccola frazione in provincia di Fermo. Nel suo biglietto da visita ci sta scritto: «Design e tecnica per pelletterie». Le fibie le disegna lui. Le schizza. Le fa stampare. E le colora. Ma le borse soprattutto. Realizzate a mano. Cucite. E prima disegnate. Per farne una impiega quattro giorni.



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“Tre quattro mesi…”

«Ma la pelle?». «La pelle – risponde sempre a Il Giornale – la prendo io o la recupero da amici». Virgilio, che ha un figlio, che però ha preso un’altra direzione, ha provato varie volte a lanciare appelli, a cercare qualcuno che volesse «imparare» il suo mestiere.

O perlomeno provarci. Ma niente. «Ho avuto ragazzetti che rimanevano da me tre quattro mesi, poi basta se ne andavano. È un mondo così il nostro. Siamo spariti. E se sparisce l’artigianato sparisce il lavoro fatto a mano».



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