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Assunta in Cielo: Maria ci lascia, Maria ci precede, Maria ci solleva

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Paola Belletti - pubblicato il 14/08/19
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La Festa liturgica dell’Assunzione di Maria al Cielo, ultimo dogma proclamato dalla Chiesa Cattolica e tra i più consolanti “spoiler” della storia della salvezza.“Se n’è già andata”, potremmo dire vedendola transitare verso la dimensione celeste come hanno potuto fare i suoi primi figli dopo l’Unico Figlio, che al modo del Calvario glieli aveva acquistati.

Sì, ma dove è andata e fare cosa? E come, in quale stato? E cosa c’entra tutto questo con noi? Diventa il modello irraggiungibile che al massimo può ispirarci qualche slancio?

A queste domande, più ordinatamente poste, già la Chiesa ha risposto e non si stanca di rispondere, rassicurandoci circa il nostro altissimo lignaggio, conquistato per l’adozione a figli, grazie al Sangue più prezioso che sia mai scorso sulla terra (e continua a farlo, sebbene tutto sia compiuto).

Il saperLa assunta, incastonata come pietra splendente e viva proprio nel triplice anello della Trinità, pensare a Maria che ha scavalcato la morte, lasciata a terra inerme da Cristo, prima tra i redenti, perché prima vera discepola e perché Mamma di Lui, ecco provare a pensare a questo, anche sciattamente, o di fretta o in mezzo alla selva delle preoccupazioni moleste che pungono le giornate, dà una consolazione, un refrigerio tanto grandi. Quasi impensabili a Ferragosto.

Non siamo sul girarrosto globale che ci vogliono far credere (niente polemiche sul clima, né sulla capacità di mutarlo dell’uomo, fino ad ora pressoché nulla e oggi invece in seria discussione. Non è un dogma il surriscaldamento atmosferico, come l’Assunzione in anima e corpo di Maria invece. Che siamo capaci di danneggiare la Creazione è chiaro, non ci devono convincere. Ma mai, mai ci riterremo la peste odiosa da debellare. In caso siamo i soli, su mandato del Primario, in grado di “vaccinare” il Creato e renderlo più forte e sano. Volendo), siamo in viaggio e grazie a Lei abbiamo una meta con un percorso ben tracciato e sappiamo come può andare a finire. Conviene viaggiare leggeri, dunque.



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Sappiamo che tutto quello che ci grava ora non è in grado di ancorarci al suolo se non ci avremo legato il cuore. Sappiamo che se torneremo sempre daccapo a dire “Mi dispiace, ho sbagliato, ho tradito, ho trascurato il bene che potevo fare, ho inflitto male che dovevo evitare, perdonami, Ti amo!” non perderemo mai la possibilità di andare a vivere come Lei e, gioia maggiore, con Lei.

Leggendo stamane di San Massimiliano Kolbe ho ritrovato un particolare che avevo dimenticato: in prossimità della morte il fedelissimo e zelante cavaliere dell’Immacolata canta con le forze che gli sono rimaste “Andrò a vederla un dì!”. Era proprio quello, il dì.

Sì, come ci insegna astutamente l’Ave Maria, il presente e l’attimo estremo sono il solo tempo interessante: e quel giorno coincideranno.

C’è un’anima privilegiata dal Signore che ha intrattenuto con lei un intenso e continuo colloquio interiore che ci ricorda, proprio con le parole del suo Maestro, come si preparino le valigie per il Cielo.

Serva di Dio, la clarissa Suor Maria della Trinità, morta il 25 giugno del 1942 a Gerusalemme senza che nemmeno le sue consorelle sospettassero il Paradiso che aveva in petto, appunta fedelmente le parole di Gesù, tutte le volte che lo sente parlare.

Siamo nei giorni dell’Immacolata Concezione, del 1941:

151. D’ora innanzi le tue preghiere otterranno delle conversioni, perché la mia Madre e la vostra, Maria, Mediatrice di tutte le grazie, le offrirà unendovi le sue. Rallegrati!(…) Non perdere più un minuto. Veglia per cogliere tutte le occasioni di offrirmi un atto di riparazione.E’ perduto tutto il tempo che tu passi lontano da me. Veglia e prega.

Non dovrei tagliare nulla delle parole che Gesù ha rivolto a Maria, al secolo Luisa Jacques, perché tutte sono vitali per noi. Ma confido vi venga il desiderio di attingere anche a questo tesoro per intero per dissetare la vostra anima, in tempi di arsura, estiva e non.

Qualche punto più oltre Gesù continua:

154. Sì, tu puoi consolare mia Madre e ringraziarla; puoi ogni giorno riparare le sofferenze che sopportò, ogni volta che la imiti. Chiedile di fondere il tuo cuore col suo.

155. Ogni giorno ricevete qualche oggetto supplementare, o per il lavoro. Desidero che ogni giorno tu ti spogli almeno di una cosa, in preparazione alla morte. Che la morte ti trovi povera e libera.

Credo che saremmo tentati di pensare a questa pratica con sincero ma astratto fervore, mentre Gesù non lascia scampo:

(…) Oggi che cosa hai dato? Desidero ugualmente che il tuo cassetto della tavola sia vuoto, senza riserve.



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Maria SS è salita perché era totalmente libera (sul serio, perché senza peccato), povera, senza cianfrusaglie. Ed è il nostro modello. Raggiungibile per giunta. Non tanto per la tenuta della nostra volontà, che deve impegnarsi sempre e di nuovo alla progressiva spoliazione di tutto ciò che non serve, ma perché Lei stessa ci si fa sempre incontro.

Non è andata in Cielo per sparire ma per rapirci con lei, uno per uno. Deve pesarle enormemente il dolore per tutte le anime che sfuggono come pesci nella corrente e non si fanno pescare. Sa che Gesù ne soffre.

152. Le anime ferventi mi consolano della tiepidezza e dell’oblio dei peccatori. Esse però non rimpiazzano nel mio Cure le anime che io desidero: ciascuna è amata per qualche cosa di unico che le ho dato, e non mi rassegno alla loro perdita, finché c’è una speranza che si pentano. Le poche pecorelle non rimpiazzano la centesima che si è smarrita. Ogni anima è per me un tesoro unico.

153. Tutto ciò che il Padre ha, me l’ha dato. Non manca che il vostro cuore con la sua libertà che vi appartiene. E’ quello che vi chiedo.

Non ci dà i brividi pensarci capaci di infliggere dolore a Dio stesso? Non è prova estrema del Suo amore folle per noi? Maria, prega per noi.


VIRGIN MARY
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