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Papa: non solo abusatori, nella Chiesa ci sono tanti buoni e coraggiosi preti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/08/19
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Francesco scrive ai sacerdoti di tutto il mondo: nella Chiesa è in atto un cambiamento epocale

Nel 160° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vienney, il santo Curato d’Ars, proposto da Pio XI come patrono di tutti i parroci del mondo, Papa Francesco ha scritto una lettera ai preti di tutto il mondo.

«Negli ultimi tempi – premette il Papa – abbiamo potuto sentire più chiaramente il grido, spesso silenzioso e costretto al silenzio, dei nostri fratelli, vittime di abusi di potere, di coscienza e sessuali da parte di ministri ordinati. Indubbiamente, è un tempo di sofferenza nella vita delle vittime che hanno subìto diverse forme di abuso; anche per le loro famiglie e per tutto il Popolo di Dio».

Antoine Mekary | ALETEIA | i.MEDIA

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Omissioni? Mai più

Francesco ricorda che qualcosa sta cambiando nella Chiesa. «Come sapete – dice sempre ai preti di tutto il mondo – siamo fortemente impegnati nell’attuazione delle riforme necessarie per dare impulso, dalla radice, ad una cultura basata sulla cura pastorale in modo che la cultura dell’abuso non riesca a trovare lo spazio per svilupparsi e, ancor meno, perpetuarsi».

“Non è un compito facile”

«Non è un compito facile e, a breve termine, richiede l’impegno di tutti – avverte Francesco – Se in passato l’omissione ha potuto trasformarsi in una forma di risposta, oggi vogliamo che la conversione, la trasparenza, la sincerità e la solidarietà con le vittime diventino il nostro modo di fare la storia e ci aiutino ad essere più attenti davanti a tutte le sofferenze umane».


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Tanti ottimi sacerdoti

Il Papa però non nega «il danno causato da alcuni dei nostri fratelli, sarebbe ingiusto non riconoscere tanti sacerdoti che, in maniera costante e integra, offrono tutto ciò che sono e hanno per il bene degli altri (cfr 2 Cor 12,15) e portano avanti una paternità spirituale che sa piangere con coloro che piangono; sono innumerevoli i sacerdoti che fanno della loro vita un’opera di misericordia in regioni o situazioni spesso inospitali, lontane o abbandonate anche a rischio della propria vita. Riconosco e vi ringrazio per il vostro coraggioso e costante esempio che, nei momenti di turbolenza, vergogna e dolore, ci mostra come voi continuate a mettervi in gioco con gioia per il Vangelo».

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Antoine Mekary | Aleteia | i.Media

“Non scoraggiamoci”

Francesco si sente ottimista. «Sono convinto che, nella misura in cui siamo fedeli alla volontà di Dio, i tempi della purificazione ecclesiale che stiamo vivendo ci renderanno più gioiosi e semplici e, in un futuro non troppo lontano, saranno molto fruttuosi. “Non scoraggiamoci! II Signore sta purificando la sua Sposa e ci sta convertendo tutti a sé. Ci sta facendo sperimentare la prova perché comprendiamo che senza di Lui siamo polvere. Ci sta salvando dall’ipocrisia, dalla spiritualità delle apparenze. Egli sta soffiando il suo Spirito per ridare bellezza alla sua Sposa, sorpresa in flagrante adulterio”».


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Quando si passa un brutto momento…

Il Papa poi offre un consiglio a tutti quei sacerdoti che non attraversano attimi felici. «Nei momenti di difficoltà, di fragilità, così come in quelli di debolezza e in cui emergono i nostri limiti, quando la peggiore di tutte le tentazioni è quella di restare a rimuginare la desolazione spezzando lo sguardo, il giudizio e il cuore, in quei momenti è importante – persino oserei dire cruciale – non solo non perdere la memoria piena di gratitudine per il passaggio del Signore nella nostra vita, la memoria del suo sguardo misericordioso che ci ha invitato a metterci in gioco per Lui e per il suo Popolo, ma avere anche il coraggio di metterla in pratica e con il salmista riuscire a costruire il nostro proprio canto di lode perché “eterna è la sua misericordia (cfr Sal 135)”».

L’arma potente

Conclude Bergoglio: «La gratitudine è sempre un’“arma potente”. Solo se siamo in grado di contemplare e ringraziare concretamente per tutti i gesti di amore, generosità, solidarietà e fiducia, così come di perdono, pazienza, sopportazione e compassione con cui siamo stati trattati, lasceremo che lo Spirito ci doni quell’aria fresca in grado di rinnovare (e non rattoppare) la nostra vita e missione».



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