La musica che ho avuto in dono ho cercato di donarla a mia volta, all’umanità varia che affolla una grande stazione di mattina. Perché la bellezza e l’infinito sono di tutti! Oggi sarà una di quelle giornate che sembrano finire circa una settimana dopo essere iniziate. Alle 7 sono già alla stazione dei treni, troppo presto, peraltro. Improvvisamente mi viene voglia di passare un po’ del tempo dell’attesa a suonare il pianofortino verticale che da qualche mese si trova a Torino Porta Nuova.
Poso borsa e zaino e attacco il Concerto Italiano di Bach. Casals (violoncellista, compositore e direttore d’orchestra spagnolo, ndr) non cominciava mai una giornata senza suonare Bach; io sono dell’opinione che la musica barocca in genere sia un eccellente tonico mattutino, e Bach in particolare un dono di bellezza e grazia che può scaldare il cuore per tutto il giorno.
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Alcuni viaggiatori si voltano per un istante, altri si fermano. Una classe di liceali piuttosto rumorosa si zittisce; si siedono vicino al pianoforte (e sembra non ci siano auricolari in vista!).
Mentre suono, mi si avvicina (perfino un po’ troppo) uno di quei signori un po’ strani che popolano le stazioni. Sorride, e con la mano fa il segno del “mi piace”.
Dal piano superiore, due operai stanno montando, arrampicati su una scala pieghevole, gli spuntoni che dovrebbero dissuadere i piccioni dal posarsi. Sollevano lo sguardo e mi sorridono.
Termino il Concerto italiano. I liceali applaudono; una “prof” si avvicina e chiede: “Bach, right?”. Confermo, e lei tutta gongolante si allontana, riscuotendo la giusta ammirazione dalle colleghe.
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Anch’io sono felice. La musica che ho avuto in dono ho cercato di donarla a mia volta, all’umanità varia che affolla una grande stazione di mattina. Chi pregusta una giornata di turismo, chi si reca al lavoro, chi sta già lavorando (e magari il suo lavoro è impedire ai piccioni di posarsi dove non dovrebbero…), chi dalla società è escluso e chissà quando mai sentirebbe Bach in un concerto…
La musica ha sparso qualche sorriso, stamattina. Un sorriso accogliente, bello, che non chiede né chi sei, né cosa sai, né quanto possiedi.
Perché la bellezza e l’infinito sono di tutti, e sono scolpiti con le lettere della nostalgia nel cuore di ogni essere umano.
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