E’ un compito che in quest’epoca particolare è affidato proprio ai coniugi cristiani: essere segno e inizio del Regno dei Cieli. Annunciamolo vivendo appieno il nostro matrimonio.di Antonio e Luisa
Ultima virtù su cui vorrei riflettere per dare qualche spunto è la speranza. Partiamo con una citazione di don Renzo Bonetti. Il sacerdote scrive:
Crescere nel nostro amore (nella nostra fede e carità, ndr) diventa prezioso. Nella misura in cui la coppia scopre la bellezza di dire gloria, di dire amore, di cantare l’amore, inizia già la sua vita di paradiso.
Il paradiso è, quindi, rendere gloria e vivere l’amore. Sintetizzando le tre virtù quindi: la Fede è accogliere l’amore di Dio, la Carità è donarsi al fratello e la speranza cosa è? E’ proiettare lo sguardo oltre questa vita, avere un orizzonte eterno ed infinito.
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La speranza è il dono dello Spirito Santo che ci permette di tenere fisso lo sguardo sulle realtà eterne. Abbiamo detto nel precedente articolo che la fede è il primo dei doni, perché da esso nascono gli altri due. La speranza è l’ultimo perché senza di esso gli altri due morirebbero. Senza la speranza, le botte della vita, i colpi improvvisi, i lutti e le sofferenze ucciderebbero la nostra fede e la nostra carità.
La speranza rende la fede tenace, capace di resistere agli urti della vita, perché va oltre questa vita e oltre la morte. La speranza consente di vedere oltre ogni salita e ogni ostacolo. La speranza rende la carità perseverante, perché sappiamo in chi abbiamo posto fiducia, sappiamo che è più forte della morte. La virtù della speranza apre lo sguardo e permette di non fermarci alla realtà che stiamo vivendo nella nostra storia ma permette di inserirla in una lettura alla luce della salvezza di Dio. La negazione della speranza è la disperazione, la disperazione che conduce alla morte.
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Noi come sposi siamo chiamati ad essere profeti straordinari della speranza, ad essere vita contro la morte, luce contro le tenebre. In un contesto sociale in cui si sta perdendo la prospettiva aperta all’eterno, in cui sempre si cerca di godere ogni momento perché il futuro non esiste, in un contesto dove tutto non ha senso perché la morte è la fine di ogni cosa, in questo contesto, noi sposi possiamo dire tanto al mondo. Due creature come tutte le altre, con tanti difetti ed imperfezioni che si mettono insieme, si uniscono per raggiungere il regno dei cieli. Nelle famiglie si alternano le generazioni, i figli accompagneranno alla morte i genitori. Beate quelle famiglie che sapranno accompagnare all’incontro con Gesù i propri anziani nella pace e nella speranza. I bambini riceveranno da questi momenti e da queste testimonianze una ricchezza che resterà loro per tutta la vita e gli permetterà di fortificare la speranza e di conseguenza anche la fede e la carità. Ultimamente tante persone preferiscono non rendere partecipi i bambini della morte dei nonni o di altri parenti. Secondo il mio modesto parere così facendo si privano di qualcosa di importante.
Voglio finire con uno stralcio del testamento di Chiara Corbella. La giovane mamma scrive quando è ormai malata terminale. Scrive al figlio Francesco nato durante la sua malattia:
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“Siamo nati e non moriremo mai più”
Lo scopo della nostra vita è amare ed essere sempre pronti ad imparare ad amare gli altri come solo Dio può insegnarti. […] Qualsiasi cosa farai avrà senso solo se la vedrai in funzione della vita eterna. Se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente perché tutto è un dono. […] Ci siamo sposati senza niente mettendo però sempre Dio al primo posto e credendo all’amore che ci chiedeva questo grande passo. Non siamo mai rimasti delusi. […] Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande, il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire se gli aprirai il cuore… Fidati, ne vale la pena!».
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