Il latte materno e l’allattamento al seno: l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo consiglia come alimento esclusivo nel periodo compreso tra la nascita e il 6° mese di vita, ecco la nostra guida.di Guglielmo Salvatori
Il latte materno fornisce tutti i nutrienti necessari per una buona crescita e un normale sviluppo del bambino nei primi mesi di vita. Oltre ad una composizione ben bilanciata in proteine, grassi e carboidrati, è facilmente digeribile e contiene al suo interno molti fattori utili al bambino, tra cui agenti che contrastano le infiammazioni e le infezioni, molecole che favoriscono la digestione,
fattori di crescita. Le più importanti società scientifiche che si occupano di nutrizione e l’Organizzazione Mondiale della Sanità consigliano il latte materno come alimento esclusivo nel periodo compreso tra la nascita e il 6° mese di vita e, seppure accompagnato da altri alimenti, anche durante il secondo semestre. Inoltre, se la mamma e il bambino lo desiderano, l’allattamento al seno è raccomandato anche durante il secondo anno e oltre.
Il latte materno viene consigliato anche per i neonati pretermine, soprattutto se di peso molto basso alla nascita (inferiore a 1500 g). Per loro, se la mamma non ha la possibilità di offrire il suo latte, la prima alternativa è rappresentata dal latte della Banca del Latte Umano Donato, proveniente da mamme che ne producono in abbondanza e che lo donano con un gesto di grande generosità.
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Sono numerosi i benefici associati all’assunzione di latte materno. Anche la mamma trae benefici dall’allattamento: perde più rapidamente il peso acquisito in gravidanza, ha un minore sanguinamento dall’utero dopo il parto, ha un ridotto rischio di presentare tumori dell’ovaio e della mammella e di osteoporosi durante la menopausa. Allattare al seno, in aggiunta, oltre a essere una scelta “ecologica”, si associa anche a un risparmio economico per la famiglia e la società.
Qualche consiglio pratico
Il bambino va allattato al seno, “a richiesta”
può attaccarsi 8-10 volte al giorno o anche di più. Tale modalità di allattamento induce una montata lattea più precoce e, in seguito, una produzione di latte adeguata al bisogno del bambino.
Dopo il parto mamma e bambino dovrebbero soggiornare nello stesso ambiente
(rooming-in), al fine di permettere al neonato di attaccarsi al seno quando lo desidera.
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La mamma che allatta deve assumere una posizione comoda
Le labbra del bambino devono afferrare una parte di areola (non solo il capezzolo) e il labbro inferiore deve essere rovesciato all’infuori, con il mento e il naso a contatto con la mammella. La suzione non deve accompagnarsi a dolore. Se presente, il bambino va staccato e riattaccato di nuovo.
Non devono esistere limiti di tempo per la poppata
Il tempo che ogni bambino impiega per terminare il pasto al seno è variabile e la durata non è in relazione alla quantità di latte consumato.
Il seno non va lavato dopo ogni poppata
bensì durante l’igiene quotidiana della mamma. Meglio evitare l’uso di creme protettive.
Alimenti supplementari, come latte di formula o liquidi
non sono necessari in nessun momento per un bambino sano nato a termine e in buona salute.
Il ciuccio può essere utilizzato
anche come prevenzione della sindrome della morte improvvisa in culla (SIDS), ma dopo la 4° settimana di vita, quando l’allattamento si è stabilizzato.
Come continuare ad allattare ritornando al lavoro
Molte mamme iniziano ad allattare al seno nei primi giorni di vita del bambino, ma molte di loro smettono già nei primi 5 mesi. Uno dei motivi di tale comportamento risiede nelle difficoltà che la donna incontra nel momento in cui deve tornare al lavoro e il bambino viene portato in un asilo nido.
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L’ideale sarebbe avere un nido accanto al proprio posto di lavoro. La vicinanza permetterebbe, infatti, di continuare ad allattare direttamente al seno. Se, invece, come generalmente avviene, tale opportunità non esiste, la mamma dovrebbe poter continuare comunque a offrire il proprio latte. Molti nidi in varie regioni italiane si sono “attrezzati” per poter assecondare questa necessità. In questi casi, gli operatori del nido forniscono alla mamma tutte le istruzioni riguardanti raccolta e conservazione del latte che, estratto a casa manualmente o con un tiralatte, viene poi raccolto in un biberon e trasportato con una borsa termica refrigerata. Il latte viene quindi consegnato al personale del nido in biberon provvisti di etichetta che riporta nome del bambino, data e firma della mamma. Il nido deve essere poi in grado di gestire correttamente il latte, che andrà conservato in frigo (a + 4°C) e somministrato seguendo corrette norme igienico-sanitarie. La somministrazione potrebbe essere effettuata non solo con il biberon ma anche, per non creare confusione con la suzione al seno, con cucchiaino, siringa o tazzina (a seconda anche dell’età del bambino).
Tutti gli operatori del nido, inoltre, dovrebbero essere a conoscenza delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in modo da promuovere, proteggere e sostenere l’allattamento.
Quando la mamma non può allattare
L’alternativa al latte materno è rappresentata, nei primi 6 mesi di vita, dai latti derivati cosiddetti “di partenza”, contrassegnati in genere con il numero 1. Possono essere in polvere o liquidi e vengono prodotti a partire dal latte vaccino. La composizione in nutrienti di tali latti si ispira alla composizione del latte materno, che ne costituisce il riferimento. Anche se ottimamente tollerati, non rappresentano però un alimento sovrapponibile al latte di donna in quanto, per molti nutrienti, la disponibilità risulta molto differente da quella del latte di mamma e sono assenti quei fattori con attività biologica che rendono il latte materno unico. Le “formule di proseguimento” vengono invece utilizzate per i bambini di età compresa tra i 6 mesi e il primo anno di vita e sono anch’esse derivate dal latte vaccino.
L’industria produce anche latti destinati ai bambini di 1 – 3 anni di età, i cosiddetti latti “di crescita”.
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Come preparare il latte di formula
Le mani vanno lavate con acqua e sapone ed asciugate con un panno pulito o usa e getta. Il quantitativo di acqua necessaria alla preparazione della poppata di latte va bollita (per 5 minuti) e versata in un biberon pulito. Con l’acqua ad una temperatura non inferiore ai 70ºC (non devono trascorrere più di 30 minuti dalla bollitura), va aggiunta la quantità esatta di misurini “rasi” di
polvere, a cui segue un’accurata miscelazione. Per il successivo raffreddamento si può utilizzare acqua di rubinetto o un contenitore contenente acqua fredda. La preparazione va effettuata poco
prima di ogni pasto.