L’11 luglio c’è stata l’apertura di altri due sepolcri. Anche il Vaticano vuole vederci chiaro e capire se ci siano o no i resti della ragazza scomparsa nel 1983.
Nel piccolo Cimitero Teutonico all’interno delle mura vaticane, nella mattinata dell’11 luglio sono state aperte due tombe.
Dopo le segnalazioni della famiglia di Emanuela Orlandi, scomparsa nel nulla 36 anni fa, la magistratura vaticana ha infatti disposto l’apertura di questi due sepolcri per verificare se la ragazza possa essere stata sepolta, come indicava una lettera anonima, in quel luogo.
Esito negativo
Le operazioni di ricognizione si sono concluse alle ore 11.15. Le ricerche, informa la Sala Stampa della Santa Sede, hanno dato esito negativo: non è stato trovato alcun reperto umano, né urne funerarie. L’accurata ispezione sulla tomba della Principessa Sophie von Hohenlohe ha riportato alla luce un ampio vano sotterraneo di circa 4 metri per 3,70, completamente vuoto. Successivamente si sono svolte le operazioni di apertura della seconda tomba-sarcofago, quella della Principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo. Al suo interno non sono stati rinvenuti resti umani. I familiari delle due Principesse sono stati informati dell’esito delle ricerche.
Secondo Monsignor Gianfranco Girotti, già reggente della Penitenzieria apostolica, «con il passare degli anni, come succede in molti altri cimiteri, vengono tolte e portate altrove e sul posto resta la storia commemorativa della famiglia». Dunque nessun mistero sull’assenza di ossa. Resta il mistero, invece, su dove sia stata sepolta Emanuela.
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C’erano anche i familiari della ragazza
Agli accertamenti hanno collaborato il personale della Fabbrica di San Pietro, il professor Giovanni Arcudi, coadiuvato dal suo staff, alla presenza di un perito di fiducia nominato dal legale della famiglia di Emanuela Orlandi. Erano presenti l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, e il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. Hanno seguito tutte le fasi dell’operazione il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Gian Piero Milano, e il suo Aggiunto Alessandro Diddi, insieme il Comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani.
Per un ulteriore approfondimento, sono in corso verifiche documentali riguardanti gli interventi strutturali avvenuti nell’area del Campo Santo Teutonico, in una prima fase alla fine dell’Ottocento, e in una seconda più recente fase tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.
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