Le operazioni inizieranno l’11 luglio e saranno il primo passo di un lungo processo. Alla sepoltura nel cimitero teutonico si è arrivati grazie a una lettera anonima che suggeriva di “cercare dove indica l’angelo”
Saranno aperte l’11 luglio due tombe presenti nel cimitero teutonico della Città del Vaticano. Lo riferisce il direttore ‘ad interim’ della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti. La decisione si inserisce “nell’ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia diEmanuela Orlandi che, come noto, nei mesi scorsi ha, tra l’altro, segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo Cimitero ubicato all’interno del territorio dello Stato Vaticano”.
In ogni caso, “le complesse operazioni peritali fissate per il prossimo 11 luglio sono solo la prima fase di una serie di accertamenti già programmati che, dopo l’apertura delle tombe e la repertazione e catalogazione dei resti, porteranno alle perizie per stabilire la datazione dei reperti e per il confronto del Dna”.
L’apertura delle due tombe è stata disposta con decreto del 27 giugno scorso dall’ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano (promotore Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi). Le operazioni si svolgeranno alla presenza dei legali delle parti (oltre che dei familiari di Emanuela Orlandi e dei parenti delle persone seppellite nelle tombe interessate), con l’ausilio tecnico del professor Giovanni Arcudi e del comandante della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani.
“Siamo molto contenti di questa notizia che apprendo da lei”, ha detto Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi raggiunta al telefono dall’AGI “Sono appena uscita da una udienza e non sapevo nulla. Attendo di avere un colloquio immediato con le autorità vaticane per apprendere altre informazioni. Un sincero e sentito ringraziamento per il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin per questo atto coraggioso”.
“È un passo importante del Vaticano e di questo sono contento”, dice anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. “Ringrazio il cardinale Parolin e il comandante della Gendarmeria, Domenico Giani, per la volontà di fare chiarezza. Non so se sarà utile, ma solo il fatto di provarci fino alla fine è importante”. “Anche il bollettino fatto dal Vaticano è importante – ha detto ancora Orlandi – dà il tono dell’ufficialità”.
Nel trentaseiesimo anniversario della scomparsa di Emanuela, i familiari si erano ritrovati in piazza Sant’Apollinare, nel centro di Roma. L’ultima inchiesta riguarda l’antica tomba presente nel cimitero teutonico e dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe, nella quale qualcuno ipootizza che possano trovarsi i resti della giovane. Ad annunciare questa svolta nel caso fu proprio l’avvocato Sgrò.
Il 4 marzo 2019, archiviata la storia del ritrovamento di alcune ossa nella sede della Nunziatura Apostolica, poi riconducibili a una necropoli del periodo compreso tra il 90 e il 230 dopo Cristo, la famiglia Orlandi aveva presentato un’istanza al segretario di Stato vaticano, il cardinale Parolin, per avere informazioni sulla tomba presente all’interno della Santa Sede.
Ora quindi il Vaticano indaga ufficialmente sulla vicenda. Alla tomba presente nel cimitero teutonico ci si è arrivati dopo una lettera anonima, recapitata all’avvocato Sgrò, con la foto di una tomba (senza dire quale) e il messaggio “Cercate dove indica l’angelo”. Sovrasta l’antico sepolcro la statua di un angelo (dalla datazione diversa rispetto alla tomba) che tiene in mano un foglio con la scritta in latino “Requiescat in pace”. Quotidianamente su quella lapide vengono deposti fiori e accesi lumini.
A livello penale il caso è da considerare chiuso. La richiesta di archiviazione del fascicolo è stata definitivamente accolta dalla Cassazione nel maggio del 2017.