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La bilancia e un’anima. La raffigurazione di San Michele che pochi conoscono

San Michele del Perugino

San Michele arcangelo

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 02/07/19
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Di solito si associa l’arcangelo a spade, lance, scontri col diavolo. Eppure ci sono rappresentazioni totalmente diverse. Ecco dove si trovanoL’iconografia classica di san Michele lo rappresentava generalmente come guerriero, che combatte il diavolo e armato di una spada o di una croce. Ma, in un certo numero di opere, alla sua spada od alla sua lancia cruciforme, si aggiunge, come attributo statico, la simbolica bilancia.

E’ così per la statua della chiesa di Laguenne (Corrèze, XV secolo. Il san Michele di Belpech (Aude, XV secolo) è vestito d’una ampia tunica e schiaccia ai piedi il drago. Prima della sua mutilazione, egli teneva una bilancia. E’ anch’esso al XV secolo che appartiene il bel san Michele di Locronan (Finistère). Armato in ferro, ma con le spalle coperte da un mantello svolazzante, egli abbassa la sua spada verso il mostro e tiene nell’altra mano, davanti a lui, una piccola bilancia con un’anima in ogni piatto come a Laguenne.

E’ sotto questo duplice aspetto che è raffigurato sul dipinto murale di Saulcet (Allier, XV secolo), su quello del cimitero di Casetllo di Rostino (Corsica, XV secolo), su di un pannello dipinto del museo d’Orléans (XV secolo), su di una scultura della chiesa di Mussy-sur-Seine (Aube, XV secolo), sulla pala della Certosa di Pavia, opera del Perugino (conservata al National Gallery).

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Public Domain

Il dipinto del Perugino

E viene rappresentato in questo modo anche su un dipinto francese del XV secolo al museo Calvet, in Avignone, ecc.  In quest’ultima opera, se la bilancia rimane un attributo puramente convenzionale, non è lo stesso per la spada. L’arcangelo la brandisce con la mano destra per colpirne il suo nemico atterrato, mentre con la mano sinistra egli tiene l’orifiamma di Cristo, unito ad una croce. Il pittore è riuscito ad inserire nondimeno la bilancia, legandola all’attaccatura dell’orifiamma.

La chiesa di Pont-Bellanger (Calvados) possiede un quadro rappresentante san Michele che ha la bilancia e la spada. A Lucerai (Alpi Marittime), un dipinto murale della cappella Nostra Signora del Buoncuore (XV secolo, restaurato nel XIX) mostra san Michele che ha una picca ed una bilancia. Su di un altro dipinto murale, anch’esso del XV secolo, nella cripta di Saint-Bonnet-le-Chateau (Loira), san Michele è in armatura da cavaliere, ma non combatte. Egli tiene nella sua mano destra una croce processionale dove ondeggia l’orifiamma di Cristo, e, nella sua mano sinistra, una bilancia i cui piatti sono vuoti. Egli è fieramente accampato sullo spalto a crinali di un’opera fortificata, vicino ad una torre munita d’un campanile che ospita tre campane. All’entrata della fortificazione, sta san Pietro. Si tratta là della Gerusalemme celeste, che custodiscono insieme il grande prevosto ed il porta-chiavi.


SAN MICHELE
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Infine, se talvolta la statua dell’arcangelo in armi si leva al di sopra della porta d’entrata delle chiese, come per vietarne l’accesso al nemico del genere umano”, lo si vede anche, allo stesso posto, non già con la sua spada, ma con la sua bilancia. E in sua presenza così definita nel pignone della navata ha lo stesso valore di monito dell’Ultimo Giudizio che decora tante facciate occidentali. Egli è là per ricordare ai cristiani la realtà dei loro fini ultimi. Si poteva vederlo così, al tempo dell’abate Lebeuf, “sulla punta del pignone” della chiesa Notre-Dame-des-Champs, una delle più antiche di Parigi, che scomparve nella Rivoluzione, dopo essere diventata alla fine dell’ancien régime la cappella di un Carmelo.

La sintesi del combattente e del pesatore di anime, così frequente nel tema dell’Ultimo Giudizio, ma anche caratteristico dell’immagine isolata dell’arcangelo, s’incontra soprattutto nel XV secolo. La si trova nel XVI secolo, a Roma, su di un bassorilievo decorante la tomba del papa Paolo III e su di un dipinto del Signorelli, nella chiesa San Gregorio, ma anche fin dal XIII secolo su di una manica del sigillo in avorio della collezione Gherardesca. E’ vero che il diavolo non vi figura. San Michele è seduto, avente nella mano destra la spada, con la punta in alto, e nella sinistra una bilancia vuota.


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Su di un dipinto murale che decora il basso lato sud del coro della chiesa Saint-Genest di Lavardin (Loir-et-Cher), datante dell’inizio del XIV secolo, san Michele tiene la croce con la mano destra e la bilancia con la mano sinistra. In ogni piatto emerge una testa. L’arcangelo tiene la bilancia e trapassa il drago su di un antepedium del XIV secolo, al museo delle Arti Decorative, a Parigi.

Per contro, il pittore del XIII secolo che ha decorato le mura della chiesa di Lutz-en-Dunois (Eure-et-Loir), volendo senza dubbio marcare l’opposizione tra le due funzioni di san Michele, ha raddoppiato la sua immagine. Le due versioni sono sovrapposte. A sinistra, l’arcangelo, in lunga tunica, tiene la bilancia. A destra, portando nella sua mano sinistra uno scudo ornato da una croce, egli atterra il diavolo con l’aiuto di una lancia crocifera che brandisce con la mano destra. Stesso partito a San Giuliano di Brioude (Alta Loira). Le due effigie di san Michele inquadrano una finestra del lato basso sud. A sinistra, è il combattente. A destra, il pesatore d’anime. Questi dipinti sono in cattivo stato, ma molto interessanti. Essi sono descritti nell’opera di Paul Deschamps e Marc Thibout che li datano intorno al 1220.


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Le immaginette popolari ( i santini) hanno soprattutto rappresentato san Michele combattente. Ma essi non hanno totalmente ignorato il pesatore d’anime. Le officine di Epinal hanno creato delle immagini miste in cui l’arcangelo si trova dotato del duplice attributo: la spada e la bilancia.

SAN MICHELE

Mentnafunangann I CC BY-SA 4.0

Nell’iconografia dell’Ultimo Giudizio, san Michele può ben non essere né l’annunciatore, né il porta-insegna, né il ponderatore, ma esclusivamente il combattente, come se volesse approfittare di quest’ultima e solenne occasione per misurarsi al nemico delle anime. E’ il caso di quel dipinto del Museo delle Arte Decorative, attribuito ad un artista brabantino della fine del XV secolo che armato dalla testa ai piedi, con le sue ali occhiute largamente aperte, egli ingaggia una lotta terribile contro la bestia immonda che si attacca disperatamente al suo scudo. Le anime che un angelo trascina verso il cielo contemplano la scena con spavento. Non meno violento è il suo assalto nel dipinto delle Ore di Jean de Montauban. Michele non ha che una sola missione: strappare le anime al Leviatano. Egli non è più l’assessore del Giudice, ma il cavaliere celeste al servizio dell’infinita Misericordia.


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