L’arte del vendere non offre mai pienamente il Vangelo. Ecco un modo migliore per farlo…Qual è la caratteristica di un buon venditore?
Un buon venditore è quello che riesce a venderti ciò di cui non hai bisogno: “Riuscirebbe a vendere cubetti di ghiaccio agli eschimesi!”
Un’altra definizione:
Un buon venditore è quello che riesce a vendere quello di cui non sapevi di non poter fare a meno fin quando non lo hai comprato.
Esempio: ricordo il periodo in cui non avevo uno smartphone o il bancomat o un lettore elettronico portatile, ma non ricordo più chiaramente quell’epoca, e nella maggior parte dei giorni non sono sicuro che vorrei tornarci.
In che modo un buon evangelizzatore può “vendere” il cristianesimo? Dal punto di vista del marketing, la vendita del cristianesimo come mezzo per ottenere, diciamo, autostima, benessere, ricchezza (e le tante altre forme del cosiddetto “Vangelo della prosperità”) ha una storia lunga e codificata. Ed è un errore che non verrà meno.
Un motivo per cui non lo farà è che in un certo senso funziona. In una società consumistica, in cui ci sono infinite opzioni a disposizione per ottenere piaceri e soddisfazioni (apparenti), l’unico modo per far sì che il marchio cristiano trovi spazio sullo “scaffale” della mente del consumatore è offrire a quest’ultimo ciò che già desidera, ma con una sorta di logo cristiano su di esso. Lo constatiamo, ad esempio, in alcune delle forme più povere di ministero giovanile, in cui i ritiri sono considerati, secondo un sacerdote esasperato che conosco, “appuntamenti di svago seguiti dalla Messa”.
Il mondo, però, sarà sempre più divertente ed efficace nell’offrire beni terreni. I cristiani benintenzionati sminuiranno il Vangelo e rimarranno imbarazzati quando venderanno magliette con su scritto GESÙ È MIO AMICO perché “i giovani amano questo tipo di cose”.
Siamo stati avvertiti ripetutamente al riguardo:
“Un uomo che prima ha provato a indovinare ‘quello che vuole il pubblico’ e poi lo ha predicato come cristianesimo perché il pubblico lo vuole è un misto di stupidità e furfanteria” (C.S. Lewis).
Se gli evangelizzatori cristiani cercano “acquirenti” (paganti), rimarranno imbarazzati quando Gesù dice:
“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Matteo 7, 12-14).
La via da seguire che rende giustizia alle esigenze della porta stretta è stata identificata dal critico d’arte John Ruskin:
“Nessun cavaliere o sacerdote bugiardo ha mai prosperato in nessuna epoca, e soprattutto non in quelle oscure. Gli uomini hanno prosperato solo seguendo un obiettivo apertamente dichiarato, e predicando candidamente convinzioni amate e fidate”.
Chi può negare che ci troviamo in un’epoca oscura? Se il contenuto della nostra predicazione dev’essere veramente il Vangelo, dobbiamo avere predicatori che si sottopongano alle discipline necessarie per trovare e varcare la “porta stretta” di Cristo. La nostra predicazione dev’essere più del semplice lavoro umano. Il noto predicatore Charles Spurgeon ha insegnato che
“il Vangelo viene predicato a tutti gli uomini, ma arriva in modo potente solo ad alcuni. Il potere del Vangelo non risiede nell’eloquenza del predicatore, altrimenti sarebbero gli uomini a convertire le anime, né nella sua formazione, perché allora si tratterebbe solo della saggezza degli uomini.
Potremmo predicare finché non ci si secca la lingua, finché non ci sfianchiamo i polmoni e moriamo, ma un’anima non verrebbe mai convertita senza un potere misterioso che agisce – lo Spirito Santo che cambia la volontà degli uomini.
Signori! Potremmo predicare ai muri come all’umanità a meno che lo Spirito Santo non sia in quelle parole, per dar loro il potere di convertire l’anima”.
Quando insegnavo ai seminaristi, dicevo che la loro qualità come confessori era direttamente collegata alla loro qualità di penitenti. Solo i peccatori che hanno incontrato la grazia salvifica di Cristo nel sacramento hanno la generosità e la compassione necessarie per essere confessori giusti e misericordiosi. Allo stesso modo, solo i predicatori che sanno di essere stati riscattati dal peccato e riscattati per Cristo avranno il buonsenso di cercare l’unzion dello Spirito Santo prima di aprir bocca.
Se ci ritroviamo a cercare tecniche, trovate, novità o fascino per “vendere” il Vangelo, faremmo bene a considerare se crediamo davvero o no che Gesù di Nazareth sia il Cristo di Dio. Dovremmo chiederci se crediamo davvero che solo la porta stretta porta alla vita.
Appariremmo più credibili ai potenziali convertiti se noi stessi ci fossimo già convertiti a Cristo.