Teresa era andata per volontariato in Costa d’Avorio con un gruppo di studenti ed è rimasta vittima di un incidente mortaleUn campo di lavoro organizzato dal Colegio Mayor Bonaigua e dal Colegio Canigó di Barcellona (Spagna) per rimettere in sesto una scuola e aiutare i bambini della Costa d’Avorio è stato colpito dalla tragedia qualche giorno fa per via di un incidente in cui è morta la coordinatrice delle volontarie, la professoressa Teresa Cardona.
Uno dei minibus su cui viaggiavano le volontarie spagnole da Abidjan a Yamoussoukro si è ribaltato. Altre dieci ragazze sono rimaste ferite, ha reso noto l’ufficio informazioni dell’Opus Dei in Catalogna.
La perdita di Teresa, una giovane numeraria dell’Opus Dei sportiva e gioviale, impegnata nella giustizia e nella promozione delle opere sociali tra gli studenti, ha suscitato grande commozione e ha promosso un’ampia corrente di preghiera e ringraziamento per una vita dedicata a Dio e ai giovani. Ecco la riflessione di un padre della famiglia della scuola in cui lavorava:
Non sono riuscito a conoscerla molto a fondo. Quando era piccola, andavo a giocare a casa sua perché suo fratello Javier era uno dei miei migliori amici delle elementari.
Mentre scrivo queste poche righe, Javier sta volando ad Abidjan per rimpatriare il corpo di Teresa, morta in un incidente in Costa d’Avorio.
Qualche anno dopo l’ho incontrata inaspettatamente a una riunione di Canigó, la scuola delle mie figlie. L’ho riconosciuta subito: il sorriso franco, lo sguardo limpido e trasparente…
Abbiamo scambiato qualche parola e ho riconosciuto subito il senso dell’umorismo della sua famiglia (suo padre mi aveva dato lezioni di Diritto Politico). Ci siamo incontrati di nuovo in vari eventi.
Sempre attenta a tutto, disposta ad aiutare senza voler mettere in ombra nessuno, lasciando brillare gli altri, anche con la luce che era lei a prestare loro. Ha assunto nuove responsabilità, in base alla sua preparazione e disposizione. Ora era vicedirettrice.
Dico che non la conoscevo molto ma non è del tutto vero. Teresa era, e lo è anche ora in Cielo, numeraria dell’Opus Dei, e so bene cosa significhi, se non altro perché ho una figlia che lo è anche lei. So cosa vuol dire.
Significa aver trasformato la maternità corporale in maternità spirituale, con quella capacità di espansione che ha il cuore umano che si dona indiviso a Dio ed è capace di anticipare in qualche modo l’intima unione che tutti raggiungeremo nell’altra vita.
Significa dimenticare se stessi e mettere tutti i talenti, in genere molti, al servizio degli altri, per portare più anime possibile a Dio e alla felicità umana.
Significa riscrivere il volto con un sorriso costante, illuminare lo sguardo con la pulizia di un amore senza condizioni, avere le braccia sempre aperte per chi ci si voglia rifugiare.
Significa sopportare tutte le incomprensioni con gioia e ripagare sempre il male con il bene, a volte irrigando con le lacrime la terra propria e altrui perché cresca e dia frutto.
Significa non avere nulla di proprio, e allo stesso tempo avere tutto a disposizione degli altri, e vivere una vita distaccata e generosa, dedicata agli altri.
Significa andare come volontaria in Costa d’Avorio con un gruppo di bambine mentre la maggior parte della società si prepara a godersi le meritate vacanze.
Significa lasciare la vita in un momento qualsiasi del cammino per gettare in molte anime un seme impercettibile che crescerà nel cuore di tutte le sue compagne di volontariato, nelle persone che le accompagnavano, nei loro genitori, familiari, amici e in tutti coloro che, come noi, pregano per Teresa.
Significa, come direbbe Teresa, che Dio ne sa di più, e tutto ciò che accade è per il bene di chi lo ama, anche se a volte servono anni per comprenderlo.
Estratto di un articolo pubblicato originariamente sul blog di Javier Vidal-Quadras Trías de Bes.